Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
Tanto rumore per nulla, magari tutto come da copione.
Fatto sta che dopo l’appuntamento con la prima di Powell è cambiato poco o nulla.
E’ stato confermato il rialzo dei tassi di 25 punti base, il primo dei 3 previsti, si è parlato di un rafforzamento dell’economia nel prossimo biennio, eppure la reazione del mercato sembra suggerire la poca fiducia verso la FED. Il Dollaro e i rendimenti obbligazionari erano cresciuti nei giorni scorsi, ma poi – dopo la naturale volatilità (peraltro neppure così eclatante) sono ripartite le vendite.
Probabilmente ci si aspettava un incremento dei dot-plot che avrebbe implicato l’eventuale quarto rialzo dei tassi, ma così non è stato.
La media, è vero, dista soltanto un punto da tale prospettiva per il 2018, mentre per il 2019 e il 2020 le probabilità sembrano crescere (nonostante Powell abbia confermato altri 3 rialzi il prossimo anno).
Ma allora, dove sta il problema?
Probabilmente l’inghippo sta nell’inflazione.
Ci si aspetta un miglioramento considerevole delle aspettative di crescita del PIL e l’ulteriore riduzione del tasso di disoccupazione, ma non un’inflazione capace di salire rapidamente verso il target del 2%.
Il FOMC è un sostenitore della curva di Phillips, ma tale curva non sta funzionando.
In definitiva, soltanto se l’inflazione dovesse accelerare potremmo assistere all’inasprimento della stretta monetaria.
Veniamo, a questo punto, ai rendimenti obbligazionari.
Sebbene le aspettative a lungo termine dei Fed Fund siano ben al di sopra del 3,0%, perché il T Bond a 10 anni non risponde come dovrebbe? Semplice, perché proprio l’inflazione rappresenta un ostacolo insormontabile e finché non avremo segnali di ripresa degni di tal nome il mercato farà spallucce.
Interessante evidenziare come Powell abbia evidenziato come tra i membri del FOMC ci sia un po’ di preoccupazione per le tariffe Trump.
Tutta questa incertezza si è riversata sul Dollaro, che risulta tuttora sotto pressione, mentre il T Bond a 10 anni si sta allontanando con decisione dal 3%.
Passando al calendario economico attenzione alla giornata odierna perché potrebbe rivelarsi altrettanto importante.
Inizialmente avremo le letture flash del PMI dell’Eurozona (ore 10) col manifatturiero che dovrebbe perdere leggermente per il terzo mese consecutivo passando a 58,1 (da 58,6), mentre il PMI di dei servizi dovrebbe tornare a 56,0 (da 56,25 del mese scorso, rivisto al ribasso).
Seguiranno le vendite al dettaglio UK, ore 10:30, che dovrebbero mostrare un aumento delle vendite escluso il carburante del + 0,4% su base mensile, ma si prevede un calo al + 1,2% nell’annualizzato (+ 1,5% il mese scorso).
Sicuramente l’appuntamento più importante di oggi sarà quello con la BoE, che alle 13 ci dirà se i tassi rimarranno invariati a + 0,50%.
Ben più interessanti i verbali perché avremo modo di capire se l’MPC si sta preparando al rialzo nel mese di maggio. All’ora di pranzo, ore 13:30, le richieste settimanali di disoccupazione dovrebbero attestarsi sul livello della settimana scorsa ovvero a 225.000 unità.
Le letture flash dei PMI USA verranno rilasciate alle ore 14:45: il manifatturiero dovrebbe segnare un lieve aumento a 55,5 (rispetto a 55,3 del mese scorso) mentre i servizi dovrebbero segnare una leggera perdita a 55,8 (rispetto a 55,9 del mese scorso).