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Come da attese la Fed ha annunciato il Tapering. Per lo meno, un inizio. Ancora poco se si pensa che da 120 miliardi al mese si scenderà solamente a 105 miliardi, ma è un'inversione di tendenza. Un segnale. Significa che credono che l'economia sia sostenuta, ma allo stesso tempo, la Fed è meno credibile quando dichiara che non vede ancora un'inflazione di medio lungo periodo.
La Fed, nonostante l'aumento dei salari, non vede la spirale, tipica di un vortice inarrestabile, salari-prezzi. Sulla base di questa convinzione Powell ritiene prematuro parlare di tassi e di possibili aumenti con conseguente cambio della politica espansiva.
La stessa Bce con le parole del suo presidente Lagarde ha corretto il tiro rispetto alle dichiarazioni fatte in occasione della conferenza stampa dopo la runione periodica, specificando che non alzerà i tassi nel 2022. Così facendo ha dato l'ennesimo aiuto ai Btp italiani e allo spread facendolo immediatamente diminuire.
Le borse reagiscono moderatamente positive: nulla di nuovo e solito dubbio sul problema inflazione-tassi. L'ostinazione delle banche centrali nel sottovalutare l'inflazione è dovuto anche al fatto che un innalzamento dei tassi sarebbe devastante per i paesi sviluppati che hanno un debito totale pari al 450% del Pil.
La continua comunicazione sulla transitorietà dell'inflazione nascondeva la speranza che le asepttative si riducessero. Quando ci si aspetta inflazione, l'inflazione cresce, quando ci si aspetta un calo dell'inflazione la stessa cala.
Il problema è che alla transitorietà dell'aumento dei prezzi non ci ha mai creduto nessuno, se non all'inizio del suo manifestarsi. Oramai, le previsioni parlano di una durata ch si dovrebbe protrarre per 3 anni. Decisamente differente il pensiero degli analisti rispetto a quanto credono o vogliono far credere le banche centrali.
Ed ecco dove sarà il vero problema di difficile soluzione. L'inflazione continuerà ad aumentare e, alla fine, Bce e Fed saranno costraette a fare ciò che altre banche centrali hanno già fatto: aumentare i tassi.
Cosa accadrà quando inizierà a salire il costo del denaro è difficile da prevedere, ma il fatto che vi saranno degli squilibri pare scontato. Dove porteranno e, soprattutto, come saranno capaci, se saranno capaci, di gestirlo le autorità politiche e monetarie sarà tutto da vedere, con il rischio che restino vittime della loro decennale manipolazione con conseguenze esiziali; che ovviamente pagheremo tutti noi.
In pratica, allo stato attuale non vi è alternativa alle borse e le materie prime, probabilmente, continueranno a crescere. Se non facessero più il QE da domani e alzassero subito i tassi per frenare l'inflazione aprirebbero immediatamente una crisi finanziaria. Lo spread dei giorni scorsi lo testimonia. E la Lagarde, dopo aver fatto la prova annunciando il termine del Pepp, dopo pochi giorni visto, i movimenti sullo spread, ha subito chiarito che inizierà una sorta di nuovo Pepp e a dicembre verranno rese le note le modalità. Quindi, si è ad un punto per cui qualsiasi cosa si faccia è pericolosa, ma meglio che succeda più avanti e non subito. Vigile attesa degli eventi e nulla più.
Il problema è che se agiscono subito il sistema finanziario crolla. É strutturato su tassi a zero e inflazione bassa all'infinito. Allora, meglio attendere che crolli nel tempo, o che magari rientri in qualche modo l'inflazione piutosto di far crollare tutto subito. Gli effetti sono simili, ma se agiscono ora hanno la certezza di ciò che accade, se attendono possono sperare che la situazione si modifiche. Che l'economia arretri, ma non troppo e che questo faccia ridurre l'inflazione consentendo di mantenere una politica monetaria entro determinati range o inalterata. Questo è ciò a cui mirano e in cui sperano.
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