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Target: la strategia sulle scorte non risolve tutti i suoi problemi

Pubblicato 25.08.2022, 12:45
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
  • Il brutto secondo trimestre di Target è dovuto alla decisione dei dirigenti di liberarsi delle scorte in eccesso
  • Persino con -40%, Target ha un prezzo vicino alla performance pre-pandemia
  • Considerate le sfide interne ed esterne, sembra potenzialmente troppo ottimistico
  • Nell’anno fiscale 2019 (terminato a gennaio), Target Corporation (NYSE:TGT) ha generato utili per azione (EPS) rivisti di 6,39 dollari. I margini lordi sono stati il 28,9% delle vendite, mentre i profitti operativi il 6,0%.

    Nell’anno fiscale 2021, gli EPS rivisti sono stati di 13,56 dollari, più del doppio di due anni prima; i profitti operativi rivisti sono pari all’8,4% delle vendite.

    La questione chiave per il titolo Target al momento è quale di questi due anni rappresenti meglio quello che saranno gli affari d’ora in avanti. È una domanda difficile ma anche comune.

    All’inizio del 2021, gli investitori credevano che i guadagni sarebbero stati duraturi. A metà 2022, non più. Dopotutto, per molti “successi della pandemia” come Zoom Video Communications (NASDAQ:ZM) o Peloton Interactive (NASDAQ:PTON), ci si chiede se gli affari siano cambiati durante la pandemia o se abbiano semplicemente ricevuto una spinta a breve termine.

    Target non è Zoom, né Peloton, ma è evidente che i distributori statunitensi sono stati in parte avvantaggiati dalla pandemia. Grazie agli aiuti di stimolo, i consumatori hanno avuto soldi extra da spendere. Tra i lockdown e le varie restrizioni, hanno avuto meno occasioni per spenderli. Quindi nomi come Target e Walmart (NYSE:WMT) ne hanno beneficiato enormemente.

    Storia diversa nel 2022. Entrambi i colossi della distribuzione si ritrovano con miliardi di dollari di scorte in eccesso. Considerato quanta merce è stata acquistata nel 2020 e nel 2021, c’è poco bisogno, e in alcuni casi anche poco spazio, per altro.

    Come hanno rivelato gli utili del secondo trimestre la scorsa settimana, Target si sta concentrando su queste scorte in esubero. Ma, alla valutazione attuale, un successo solo su questo fronte non rende il titolo TGT un buy. Anche dopo il crollo del 40% dai massimi (grazie soprattutto al tonfo seguito al report del Q1 a metà maggio) gli investitori credono ancora che Target sia più vicina alla situazione del 2021 che del 2019.TGT Weekly Chart

    Un brutto primo semestre

    Indiscutibile che il primo semestre per Target non sia stato brutto. Il titolo è colato a picco dopo che la compagnia ha tagliato le previsioni sull’intero anno fiscale quando ha riportato gli utili del primo trimestre. Ha tagliato nuovamente le previsioni solo tre settimane dopo.

    I risultati del secondo trimestre hanno decisamente deluso le stime di Wall Street e, in termini di margine di profitto, sono stati al di sotto delle previsioni già abbassate.

    Ma la delusione sui margini del Q2 è derivata dal fatto che la compagnia ha scontato fortemente la merce per liberarsene. L’amministratore delegato Brian Cornell ha difeso la decisione nella conference call del secondo trimestre.

    “Consideriamo l’alternativa: avremmo potuto tenere le scorte in esubero e cercare di gestirle lentamente in vari trimestri o anni. Avremmo potuto così ridurre l’impatto finanziario sul breve periodo, ma avremmo rallentato gli affari nel tempo”.

    In parte, gli investitori hanno accettato questa spiegazione. TGT è sceso del 10% nelle quattro sedute seguenti agli utili, ma è anche schizzato sulla notizia. Malgrado abbia registrato un margine operativo di appena l’1,2% nel secondo trimestre, le azioni hanno guadagnato quasi il 3% sul mese scorso.

    Intanto, in base alle stime degli analisti sull’anno FY22, il titolo Target è scambiato a poco meno di 20x gli utili di quest’anno. È un multiplo che suggerisce che il mercato tratta quest’anno come un anno di reset, con la crescita che riprenderà nel 2023.

    Cosa è messo in conto nel titolo Target?

    In altre parole, gli investitori guardano almeno in parte al futuro. Ma vale la pena guardare anche al passato.

    Nel FY19, Target aveva generato margini operativi del 6%. Si tratta di una performance robusta, con un aumento di 50 punti base annui. I consumi forti hanno senza dubbio aiutato.

    Ipotizziamo che avesse toccato lo stesso livello quest’anno. In base alla stima sul fatturato, alle spese per run-rate, al numero attuale delle azioni ed all’aliquota prevista sull’intero anno fiscale del 21%, gli utili per azione di Target sarebbero stati di circa 10,50 dollari.

    In altre parole, se l’economia statunitense stesse andando bene, TGT sarebbe comunque scambiato ad oltre 15x gli utili. Ammettiamo che si tratta di un multiplo ragionevole, persino allettante.

    Ma è anche un multiplo che suggerisce che tutto tornerà ad andare bene. Presume che Target non si sia auto-flagellata quest’anno. E presume che i consumatori resteranno resilienti nonostante l’inflazione persistentemente alta, e che una recessione non è dietro l’angolo.

    Il titolo Target probabilmente sarebbe troppo economico in un contesto più roseo. Ed ecco il punto: non va tutto bene, e potrebbe andare così per un po’.

    Precisazione: Al momento della scrittura, Vince Martin non ha posizioni su nessuno dei nomi menzionati.

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