Altra pessima giornata per Telecom Italia (MI:TLIT) (-1.50%) che guida i ribassi a Piazza Affari (FTSE MIB +0.54%).
Come già accennato precedentemente, la stabilizzazione dei prezzi al di sotto delle prime resistenze strategiche a 0.666 e 0.6820 avrebbero spinto i corsi verso quota 0.6211 e successivamente in area 0.600 euro.
Purtroppo il primo obiettivo è stato centrato ed il rischio di raggiungere il secondo target resta elevato (complice anche i volumi in calo).
Quota 0.600 euro sembra ormai essere l'ultimo livello fondamentale che avrà il gravoso compito di impedire alle quotazioni di raggiungere i 0.5930 e successivamente, con quest'ultima violazione, 0.5700 euro.
I primi e timidi segnali positivi solo oltre quota 0.6820 euro in chiusura ma un significativo ed importante miglioramento (breve/medio periodo) avverrà solo oltre quota 0.7393 euro.
Oltre tale ostacolo (in particolar modo in chiusura di seduta) il successivo obiettivo sarà quello di 0.7755 euro per il test a 0.7940 euro.
Al momento sul titolo Telecom Italia pesano i rating e target price al ribasso; la doppia sfida competitiva di Open Fiber per la linea fissa e di ILiad sul mobile; l'attuale situazione finanziaria; i contrasti tra gli azionisti dell'azienda e la riduzione delle stime per i prossimi trimestri.
Il mese scorso Morgan Stanley (NYSE:NYSE:MS) e Citigroup hanno ridotto i target price sul titolo Telecom in seguito alla riduzione delle stime sulla redditività per i prossimi trimestri e alla revisione dei parametri di valutazione dell’azienda.
L’indebitamento Finanziario Netto rettificato ammonta a 25.537 milioni di euro al 31 marzo 2018, con una variazione in aumento di 229 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2017 (25.308 milioni di euro).
Il primo trimestre 2018 risente del versamento del saldo dell’IVA da parte di TIM S.p.A. per quasi 400 milioni di euro (nessun versamento nel primo trimestre 2017), effetto anche dell’introduzione in Italia del meccanismo del c.d. “split payment” da luglio 2017.