Qualche mese prima di essere eletto Presidente degli Stati Uniti Donald Trump attaccò con forza l’allora Presidente della Fed Janet Yellen, accusata di mantenere bassi i tassi di interesse e creare un "mercato azionario falso" dicendo che le politiche della banca centrale stavano danneggiando risparmiatori e piani pensionistici. Oggi critica anche il successore della Yellen alla Federal Reserve, Jerome Powell, che continua nella politica di rialzo dei tassi e che potrebbe decidere per una nuova “stretta monetaria” il mese prossimo o al più tardi, entro fine anno.
I commenti di Trump sull’operato della Banca centrale, pur se sgraditi e inusuali per un Presidente della Repubblica, non sono stati gli unici, infatti tra gli operatori si dibatte circa il fatto che la Fed stia agendo con troppa fretta non considerando la crisi dei mercati emergenti, le preoccupazioni per le trattative circa i dazi e la geopolitica. Secondo questa corrente, per la Fed sarebbero da rivedere certi orientamenti, ma a dar forza invece ai suoi dettami e alla volontà di alzare i tassi, la consapevolezza che un’economia che cresce al 4% possa surriscaldarsi continuando a spremere lo stimolo fiscale che ne ha determinato l’avvio. Le parole di Trump hanno determinato ieri la tanto auspicata debolezza del dollaro, che ha portato l’euro a superare la zona di 1.15 dopo dieci giorni.
USD/JPY: Il trend iniziato a marzo si mantiene intatto e la media mobile a 200 periodi situata a 109.86 ha rappresentato valido supporto, dato che ha consentito il rimbalzo. Adesso siamo a 110.09 con le quotazioni che hanno superato la zona nevralgica di 110 dove transita anche la media mobile a 100 periodi. Possibile obiettivo la zona 112