Gentili lettori di Investing.com,
e' stata (finalmente) la settimana di Donald Trump; la tanto decantata riforma fiscale è diventata realtà.
Seppur da un punto di vista meramente tecnico il risultato finale è inferiore alle promesse elettorali (i reali vincitori sono le società domestiche USA poco indebitate e le multinazionali che avevano spinto sulla delocalizzazione per razionalizzare il carico fiscale ed il costo del personale e non direttamente "gli appartenenti al ceto medio"), è indubbio che un taglio delle tasse sia sempre positivo per tutti ed in primis per la crescita economica.
In Eurozona ad esempio, la vigorosa ripresa di quest'anno è quasi esclusivamente attribuibile alle audaci decisioni di politica monetaria intraprese dalla Banca Centrale Europea più che dalla rigida e cieca politica di austerità che, anzi, ha accentuato le differenze di ricchezza tra Paesi e ceti sociali, favorendo solo chi ha dettato le condizioni (Germania), lasciando solo le briciole ai Paesi più indebitati come l'Italia.
Anche l'America ha un debito pubblico enorme (il rapporto debito su Pil era del 106% nel 2016) e, seppur la riforma fiscale di certo nel breve periodo tenderà ad incrementarlo, la logica ( a mio personale avviso vincente) di incentivare gli investimenti e l'occupazione, per incrementare la ricchezza personale e di conseguenza le entrate fiscali prospettiche, è la giusta strada da perseguire...ma finchè si rimarrà Germania-centrici non si potrà far altro che sperare di raccogliere più briciole possibili...lasciate dagli altri.
La settimana finanziaria è stata pertanto caratterizzata da un ulteriore seppur incrementale apprezzamento degli indici azionari americani mentre sui listini europei hanno prevalso le prese di beneficio, anche alla luce dell'esito contraddittorio delle elezioni in Catalogna.
Da sottolineare la crescente rilevanza che sta assumendo nel panorama finanziario mondiale il fenomeno criptovalute (cryptocurrency) spesso (ed erroneamente) associate esclusivamente al Bitcoin; ad oggi tale mercato non regolamentato, ha un valore complessivo di circa 543 miliardi di dollari (di cui circa il 40% è rappresentato dal Bitcoin), vale a dire che se si trattasse di una società quotata avrebbe una capitalizzazione superiore a Facebook (NASDAQ:FB) (513 miliardi di USD) e pari al 60% di Apple (900 miliardi di dollari).
Inutile e deleterio continuare a pensare che sia una moda passeggera o, addirittura, una truffa. E' una tecnologia affidabile e sicura per trasferire valore (che lo si concepisca come denaro virtuale o moneta digitale è pur sempre ricchezza quantificabile) tra qualsiasi soggetto ed in qualsiasi parte del mondo senza che la transazione sia regolata da un'autorità centrale (banca)...è il futuro, insomma.
Sul fronte materie prime, degna di nota è il recupero del prezzo del petrolio su livelli prossimi ai massimi dell'anno con il Brent ed il Future Petrolio Greggio WTI in apprezzamento circa del 2% nella settimana rispettivamente a 64,73$ e 58,41$ al barile, sulla scia di una riduzione delle scorte settimanali di greggio da parte delle imprese americane più marcata delle attese e della stabilizzazione del numero di piattaforme estrattive di shale oil sempre negli USA.
In ambito valutario, da segnalare i consueti movimenti di riposizionamento di fine anno degli operatori specializzati che hanno premiato l'euro ( +0,74% sul USD e +1,34% sul JPY) e danneggiato la sterlina (GBP -1% sull'EUR e -0,15% sul USD).
Tra le valute dei Paesi Emergenti, degno di menzione è il marcato apprezzamento del Rand sudafricano (ZAR) su tutte le principali controparti valutarie (+10% circa vs EUR e USD), a seguito dell'elezione a presidente dell'ANC, ossia il principale partito politico, di Rampahosa, esponente ben visto dalla sfera industriale e finanziaria e ritenuto in grado di rilanciare l'asfittica crescita economica del Paese (+0,7% nel 2017).