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UE: A rischio Bitcoin e crypto libertà! | Unhosted wallet - che succederà?

Pubblicato 04.04.2022, 15:22
Aggiornato 09.07.2023, 12:32


Scossone dalle commissioni ECON e LIBE nel mondo di Bitcoin e criptovalute. Norme per ora votate a maggioranza soltanto dalle suddette commissioni, e che saranno oggetto di ulteriore dibattito in altre sedi europee, cercheranno di colpire i wallet unhosted, ovvero tutto l'universo di wallet gestiti da privati, spesso per conto proprio. 
Gli exchange, che sono poi gli intermediari più facili da colpire dalla politica, dovranno raccogliere dati sulle identità dei possessori di tali wallet nel caso in cui parte dei fondi dei clienti vi siano trasferiti: il tutto con una curiosa serie di prime volte in termini di controllo finanziario. 
In soldoni le norme che verranno applicate agli exchange saranno molto più restrittive di quelle che già impegnano il settore bancario. Tutto questo a causa di specificità del mondo cripto che, una volta analizzate, scopriremo come inesistenti o inconsistenti.

Caccia agli anonimi: arriva la cavalleria dell'Anti-Riciclaggio

Una mossa che un osservatore esterno non avrebbe problemi a giudicare come repressiva della privacy dei cittadini e che, anche questa volta, trova la sua giustificazione nel complesso di norme anti-riciclaggio delle quali l'Unione si è andata dotando nel tempo. 

Un cappello sotto il quale viene ormai incluso un po' di tutto, come se in realtà chi ha bisogno di riciclare capitali importanti non abbia già veicoli efficienti e sicuri e debba affidarsi a questo o quel token crypto per far sparire i propri denari illegalmente ottenuti. 

La norma che principalmente ha attirato l'attenzione del fronte pro cripto è quella che prevede, per gli exchange, l'obbligo di identificare con procedure non ancora chiare l'identità dei detentori dei wallet che ricevono da loro fondi. Per capire di cosa si tratta dovremo analizzare, seppur in breve, quanto avviene oggi e quanto avverrà in futuro. 
Immaginiamo di avere un account presso un qualunque exchange che sia autorizzato ad operare in Europa. Nel momento in cui lo abbiamo aperto abbiamo fornito, sempre per obblighi derivanti dalle leggi europee, tutta la documentazione necessaria ad identificare in modo univoco noi e la nostra residenza. Una procedura KYC in piena regola, che rende l'identificabilità di chi opera tramite exchange al pari di quella di chi opera tramite banche. 
Ad oggi possiamo poi trasferire i Bitcoin o le criptovalute acquistate tramite questi exchange verso indirizzi esterni, che potrebbero essere effettivamente di chiunque ma che nella stragrande maggioranza dei casi sono dello stesso possessore dell'exchange. 

Se le norme approvate dovessero essere approvate nella forma della quale si è discusso in commissione ECON, gli exchange dovranno dall'entrata in vigore in poi certificarsi anche dell'identità dei possessori di tali wallet. Con una particolarità rispetto alle banche: tali exchange sarebbero costretti a cercare di identificare persone che potrebbero non essere loro clienti. Con tutto quello che ne consegue in termini di difficoltà. 

Già sulla superficie è evidente a che tipo di problemi si potrebbe andare incontro: soltanto gli exchange più strutturati sarebbero in grado di mettere in piedi una macchina burocratica di questo tipo. Inoltre i trasferimenti diventerebbero molto più immediati, perché tali documenti raramente possono essere verificati automaticamente. Costi, su costi, su altri costi anche non monetari che gli exchange con ogni probabilità finiranno per riversare sugli utenti. 

La possibilità che le norme in realtà spingano verso le zone d'ombra

Il rischio concreto, quando vengono implementate norme così draconiane, è che sortiscano il contrario degli effetti sperati. Molte delle persone che oggi comprano e vendono cripto tramite gli exchange sono già sottoposte a KYC e AML. Con un'estensione delle lungaggini burocratiche e delle difficoltà di transare l'incentivo a spostarsi verso piattaforme automatiche come gli AMM o verso exchange che operano al di fuori dell'UE è sempre maggiore. 
Gli utenti che non hanno le capacità tecniche per fare ciò si arrenderanno alla necessità di fornire ulteriori documenti, utenti che però non erano, almeno a nostro avviso, quelli che l'Unione stava cercando di colpire.

Ed è questo uno dei primi motivi che restituisce dignità all'ipotesi che queste norme abbiano intento punitivo nei confronti del settore, piuttosto che una sana volontà da parte delle autorità pubbliche di capire chi si celi dietro certi wallet. 

Lo strano caso della soglia zero

L'altro strano caso è quello della soglia zero. Non si richiede infatti il superamento di determinati volumi per far scattare la richiesta di identificazione. Dicono dalla regia di Bruxelles che non si sarebbe potuto fare altrimenti, data la natura specifica delle criptovalute che permetterebbero trasferimenti a basso costo. 

Ma anche questa spiegazione, almeno a nostro avviso, fa acqua da tutte le parti e denota un intento punitivo più che teso alla trasparenza di un settore che, almeno agli occhi degli stati, potrebbe non averne a sufficienza. 

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Il mondo cripto e Bitcoin ha gli strumenti per infischiarsene

E questo possiamo vederlo anche dal fatto che a mercato non ci sono stati spostamenti significativi in seguito a questa notizia. Mercati che sono già sull'orlo di una crisi di nervi e che sono reattivi verso anche la più piccola turbolenza che arriva dal settore politico. 

Segno che tutti quelli che bazzicano dalle parti di Bitcoin sanno che è nato proprio per resistere a questo tipo di ingerenze. E vedremo anche, tempo al tempo, se saranno in grado di farlo gli altri protocolli. Sta di fatto che quella di Bruxelles assume tutti i contorni di una battaglia contro i mulini a vento, battaglia che non sarà in grado di spostare nessun equilibrio, se non quello della lotta per affermarsi come porto sicuro per questa rivoluzione. Battaglia alla quale l'Europa continentale sembrerebbe non voler partecipare. 

Su Criptovaluta.it avremo modo di parlarne con l'On. Davide Zanichelli, membro della commissione Finanza e coordinatore e fondatore dell'intergruppo parlamentare "Criptovalute e Blockchain". L'appuntamento è per giovedì 7 aprile, alle 21:00 in diretta streaming. 

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