L'accordo commerciale Cina-USA tiene sotto scacco i mercati

Pubblicato 04.12.2019, 11:34
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Iniziare gli articoli parlando di guerra commerciale è diventata un’abitudine, ma non ci si può far nulla purtroppo. Il sentiment è governato dagli sbalzi di umore degli operatori e prendere decisioni a lungo termine è impossibile. I commenti di Trump all'inizio del vertice della NATO hanno nuovamente indotto i mercati a mettere in discussione la cosiddetta fase 1 dell’accordo. Lo stesso Trump afferma che un accordo potrebbe non arrivare prima delle elezioni (presidenziali) e le voci che circolano con insistenza di un altro progetto di legge che rappresenterebbe molto di più di una critica diretta alla Cina riguardo la persecuzione della minoranza musulmana urghur, potrebbe far crollare il castello.

Il termine ultimo del 15 Dicembre, che porterebbe a un aumento delle tariffe, si avvicina, anche se dobbiamo dire che stamattina Bloomberg ha riportato la notizia che nonostante le tensioni recenti i colloqui mirati alla conclusione della fase 1 starebbero proseguendo. Il ritorno ai beni rifugio è coinciso con un calo del rendimento delle obbligazioni USA a 10 anni di oltre 10 punti base, così come l'oro e lo yen si stanno rafforzando. La propensione al rischio è stata leggermente più regolare durante la notte in quanto il PMI dei servizi della Cina Caixin è salito toccando un massimo da 7 mesi.

Wall Street è stata di nuovo nettamente nmegativa ieri, con l'S&P 500 -0,7% a 3093 punti, ma stiamo pur sempre parlando di correzione dai massimi assoluti. I futures statunitensi sono rimasti stabili, ma i mercati asiatici hanno manifestato pressione di vendita con il Nikkei -1,0% e lo Shanghai Composite -0,2%. Nel forex la leggera avversione al rischio si evince da AUD e NZD che stoppano il rialzo d’inizio settimana, mentre lo JPY ha leggermente sovraperformato. Dell’oro abbiamo detto, per quanto riguarda il petrolio è di nuovo in fase di apprezzamento in vista della riunione dell'OPEC di giovedì.

Per quanto riguarda i PMI dei servizi, confermati i cali dell’Eurozona e della Gran Bretagna seppur in misura inferiore rispetto alle attese. Ma mentre nel primo caso si resta in territorio di espansione (oltre 50), nel secondo si è scesi sotto tale soglia. Nel pomeriggio attenzione all'ADP statunitense per novembre che dovrebbe migliorare leggermente a 140.000 (rispetto a 125.000 di ottobre). Il dato chiave della giornata sarà l’US ISM Non-Manufacturing delle ore 16 che dovrebbe scendere leggermente a 54,5 (dai 54,7 di ottobre). Un dato che potrebbe muovere i mercati in virtù della sorpresa negativa dell’ISM manifatturiero di lunedì.

Attenzione, sempre alle ore 16, anche alla decisione di politica monetaria della Banca del Canada: non dovrebbe portare variazioni dal + 1,75%, ma ci si concentrerà sul possibile orientamento per un taglio dei tassi all'inizio del 2020.

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