I ritorni annui dei settori azionari vengono sempre studiati facendo dei confronti. Tuttavia, la straordinaria performance dei titoli energetici nel 2022 è insolitamente divergente rispetto al resto del campo, in base ad una serie di ETF di riferimento.
Quando mancano ormai solo due giorni di scambi alla fine dell’anno, il settore energetico (NYSE:XLE)) dovrebbe registrare un ritorno totale di oltre il 60% per il 2022. La performance stupisce anche perché l’impennata di XLE segue un rialzo simile nel 2021, con l’ETF balzato di oltre il 50%.
Notiamo anche che l’impennata di XLE quest’anno supera nettamente altri risultati settoriali, perlopiù negativi sull’anno in corso. Solo le utenze (NYSE:XLU) sono a galla, con un modesto rialzo dell’1,7% nel 2022 fino alla chiusura di ieri (28 dicembre). L’azionario USA nel complesso (SPY) quest’anno è crollato di oltre il 19%.
L’elemento chiave
Le strategie attive che hanno dato forti risultati quest’anno probabilmente lo devono in parte (forse in larga parte) al possesso di azioni energetiche. Scegliere ed evitare i beta di settore non è facile ma, quando funziona, può essere un importante fattore di alfa positivi.
Domanda chiave per il nuovo anno: dopo due anni di risultati sfavillanti, è arrivato il momento di incassare sugli energetici? Forse, ma la guerra in Ucraina ed altri problemi legati alle forniture potrebbero mantenere i prezzi degli energetici elevati e gli utili vivaci per le compagnie nel settore.
Ciononostante, bisogna essere dei tori degli energetici proprio convinti per restare aggressivamente ottimisti a questo punto del ciclo. Come mostrano i dati di Yardeni.com, gli utili per azione operativi per il settore energetico sono alle stelle, e spingono a chiedersi: quanto ancora potranno migliorare?