Di Alessandro Albano
Investing.com - Il greggio ha vissuto un 2022 turbolento, caratterizzato da limitazioni alle forniture a seguito della guerra in Ucraina, dal rallentamento della domanda da parte della Cina, primo importatore mondiale di greggio, e dalle preoccupazioni per la crescita economica globale.
Facendo un passo all'indietro, l'oro nero ha registrato un'impennata nel marzo dello scorso anno che ha portato il Brent a raggiunto i 139,13 dollari per barile e il WTI a $130,50, i massimi dal 2008. Nella seconda metà dell'anno, invece, dopo lo shock post guerra, i prezzi hanno accusato l'aumentato i tassi di interesse da parte delle banche centrali con i venti di recessione
Cosa aspettarsi quindi dall'anno appena iniziato? Secondo Violeta Todorova, Senior Research Analyst di Leverage Shares, dobbiamo prepararci ad "un altro anno di volatilità, poiché l'indebolimento delle prospettive economiche globali e l'andamento delle infezioni da COVID-19 in Cina minacciano la crescita della domanda e compensano l'impatto della carenza di offerta causata dalle sanzioni alla Russia".
Mentre l’aumento dei viaggi per le vacanze di fine anno e il divieto di vendita di greggio e prodotti petroliferi imposto dalla Russia hanno sostenuto i prezzi del greggio, l'esperta sottolinea che "la scarsità dell'offerta sarà compensata dal calo del consumo di carburante dovuto al deterioramento del contesto economico nel 2023".
Guardando alla Cina, sebbene da Leverage Shares si aspettino una ripresa nel 2023, Todorova spiega che "la recente impennata dei casi di COVID-19 ha raffreddato le speranze di una spinta immediata all'acquisto di barili".
"Il governo cinese ha aumentato le quote di esportazione di prodotti petroliferi raffinati nel primo lotto per il 2023. L'aumento delle quote di esportazione è probabilmente legato alle aspettative di una scarsa domanda interna, dato che la Cina continua a combattere contro il COVID-19", scrive in una nota inviata per mail ad Investing.com.
In generale, le prospettive sul greggio restano "molto incerte" e i prezzi del petrolio rimarranno "probabilmente volatili nel corso dell’anno", con le prospettive economiche globali che giocheranno "un ruolo molto più importante nel determinare il prezzo del petrolio, rispetto alle decisioni di produzione dell'OPEC+".
Dal punto di vista tecnica, mentre è ancora in corso il declino dal picco di marzo 2022, nell'ultimo mese il prezzo del petrolio WTI ha stabilito un trading range tra i $70 e gli $83, che "probabilmente fa parte di un processo di costruzione di una base, secondo i principi dell’analisi tecnica".
"Non vediamo catalizzatori imminenti per un breakout nel breve termine ed è probabile che continui il consolidamento del greggio nel mese a venire", Tuttavia, riteniamo che sia in atto un crollo e che un successivo breakout al rialzo sia altamente probabile, con un obiettivo di $96 nel medio termine.