LONDRA (Reuters) - Il petrolio è in ribasso di oltre 1 dollaro al barile, avvicinandosi ai minimi da molti mesi toccati la scorsa settimana. Il calo è influenzato dagli ultimi progressi nei colloqui per il rilancio dell'accordo sul nucleare iraniano del 2015, che permetterebbe a Teheran di aumentare le esportazioni in un contesto di offerta limitata.
Ieri l'Unione europea ha presentato un testo "definitivo" per rilanciare l'accordo. Un funzionario senior dell'Ue ha detto che la decisione finale sulla proposta, che necessita dell'approvazione degli Stati Uniti e dell'Iran, è attesa entro "pochissime settimane".
Alle 10,40 il Brent è in ribasso di 1,03 dollari, o dell'1,02%, a 95,66 dollari al barile. Il greggio statunitense West Texas Intermediate è in ribasso di 1,06 dollari, o dell'1,27%, a 89,62 dollari al barile.
"Non sono sicuro che i trader siano particolarmente fiduciosi, considerando quanto tempo ci è voluto per arrivare a questo punto e che, a quanto pare, ci sono ancora dei punti controversi", ha detto Craig Erlam del broker Oanda.
I colloqui si sono trascinati per mesi senza che si giungesse ad un accordo. Tuttavia, le esportazioni di greggio dell'Iran, secondo i tracker delle petroliere, sono inferiori di almeno 1 milione di barili al giorno rispetto al 2018, quando gli Stati Uniti uscirono dall'accordo sul nucleare. Di conseguenza, un'intesa sul tema potrebbe consentire un notevole aumento dell'offerta.
Venerdì il Brent è sceso fino a toccare quota 92,78 dollari, ai minimi da febbraio, mentre la Bank of England ha messo in guardia giovedì su un possibile rallentamento dell'economia, intensificando i timori di un calo del consumo di carburante.
In un altro segnale ribassista, le importazioni di greggio della Cina, il più grande importatore di greggio al mondo, a luglio sono scese del 9,5% rispetto allo scorso anno, secondo i dati doganali.
(Tradotto da Chiara Bontacchio, editing Stefano Bernabei)