Investing.com - I futures del petrolio sono in calo durante la mattinata europea di questo lunedì, riavvicinandosi al minimo di sei settimane toccato la settimana scorsa, con il sentimento dei mercati colpito dai timori per la crescita globale, nonché dall’ incertezza sull’eventualità o meno di una richiesta di un salvataggio da parte della Spagna.
I futures del petrolio sono andati sotto pressione per via dell’aumento della produzione in Arabia Saudita, il principale esportatore mondiale. La produzione del paese è vicina al massimo degli ultimi 30 anni, secondo una fonte locale informata.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a novembre sono stati scambiati a 91,70 dollari al barile, in calo dell’1,3%.
Stamane i prezzi sono scesi dell’1,4% al minimo giornaliero di 91,61 dollari al barile, il minimo dal 20 settembre, quando i prezzi hanno toccato il minimo di sei settimane di 90,96 dollari al barile.
La serie di misure di stimolo monetario adottate da diverse banche centrali mondiali, hanno causato una recente impennata dei prezzi, che sembra però essere rientrata dopo che gli investitori sono tornati ai timori per l’economia globale.
Il petrolio scambiato a New York è sceso del 6% la scorsa settimana, nei timori sulle previsioni globali e sull’impatto sulla domanda futura.
Gli investitori sono rimasti cauti, in attesa che Madrid presenti giovedì una bozza del bilancio per il prossimo anno ed annunci le riforme strutturali, mentre sono attesi per venerdì i risultati dei test sulle banche.
Inoltre, nel corso della settimana, l’agenzia di rating Moody’s rivedrà il rating sulla Spagna.
Durante il weekend il ministro dell’economia spagnolo ha dichiarato che il paese non chiederà a breve un aiuto finanziario, in risposta alla pressione che circonda l’eventuale richiesta.
Intanto la Grecia continua a destare preoccupazioni agli investitori, anche dopo che il ministro delle finanze ha smentito le dichiarazioni dei media tedeschi che riportano un buco di 20 miliardi di euro nel bilancio ellenico – il doppio di quanto precedentemente stimato.
La scarsa propensione al rischio ha portato gli investitori a buttarsi alla relativa salvezza del dollaro USA, con l’euro al minimo di sette giorni contro il biglietto verde.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,25% a 79,65.
Un dollaro più forte rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute, come yen e euro.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a novembre sono scesi dell’1,5%, a 109,78 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 18,08 dollari al barile.
I futures del petrolio Brent restano sotto pressione per via delle recenti dichiarazioni dell’Arabia Saudita, che si è detta pronta ad aumentare la produzione nel tentativo di abbassare i prezzi.
Gli analisti hanno dichiarato che il mercato è in equilibrio per via delle riassicurazioni saudite contro il rischio di un’interruzione delle forniture dall’Iran a causa di sanzioni più strette sul programma nucleare di Tehran.
I futures del petrolio sono andati sotto pressione per via dell’aumento della produzione in Arabia Saudita, il principale esportatore mondiale. La produzione del paese è vicina al massimo degli ultimi 30 anni, secondo una fonte locale informata.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a novembre sono stati scambiati a 91,70 dollari al barile, in calo dell’1,3%.
Stamane i prezzi sono scesi dell’1,4% al minimo giornaliero di 91,61 dollari al barile, il minimo dal 20 settembre, quando i prezzi hanno toccato il minimo di sei settimane di 90,96 dollari al barile.
La serie di misure di stimolo monetario adottate da diverse banche centrali mondiali, hanno causato una recente impennata dei prezzi, che sembra però essere rientrata dopo che gli investitori sono tornati ai timori per l’economia globale.
Il petrolio scambiato a New York è sceso del 6% la scorsa settimana, nei timori sulle previsioni globali e sull’impatto sulla domanda futura.
Gli investitori sono rimasti cauti, in attesa che Madrid presenti giovedì una bozza del bilancio per il prossimo anno ed annunci le riforme strutturali, mentre sono attesi per venerdì i risultati dei test sulle banche.
Inoltre, nel corso della settimana, l’agenzia di rating Moody’s rivedrà il rating sulla Spagna.
Durante il weekend il ministro dell’economia spagnolo ha dichiarato che il paese non chiederà a breve un aiuto finanziario, in risposta alla pressione che circonda l’eventuale richiesta.
Intanto la Grecia continua a destare preoccupazioni agli investitori, anche dopo che il ministro delle finanze ha smentito le dichiarazioni dei media tedeschi che riportano un buco di 20 miliardi di euro nel bilancio ellenico – il doppio di quanto precedentemente stimato.
La scarsa propensione al rischio ha portato gli investitori a buttarsi alla relativa salvezza del dollaro USA, con l’euro al minimo di sette giorni contro il biglietto verde.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,25% a 79,65.
Un dollaro più forte rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute, come yen e euro.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a novembre sono scesi dell’1,5%, a 109,78 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 18,08 dollari al barile.
I futures del petrolio Brent restano sotto pressione per via delle recenti dichiarazioni dell’Arabia Saudita, che si è detta pronta ad aumentare la produzione nel tentativo di abbassare i prezzi.
Gli analisti hanno dichiarato che il mercato è in equilibrio per via delle riassicurazioni saudite contro il rischio di un’interruzione delle forniture dall’Iran a causa di sanzioni più strette sul programma nucleare di Tehran.