Investing.com - I futures dell’oro sono in calo per il terzo giorno consecutivo questo mercoledì, con gli investitori che scelgono la relativa sicurezza del dollaro nei timori su una crisi fiscale negli Stai Uniti.
La divisione Comex del New York Mercantile Exchange ha scambiato i futures dell’oro con consegna a febbraio a 1.742,25 dollari l’oncia troy nella mattinata europea, in calo dello 0,15%.
I prezzi sono scambiati in range stretto tra 1.739,95 dollari l’oncia troy, il minimo giornaliero ed il massimo della seduta di 1.745,55.
Supporto a 1.728,75 dollari l’oncia troy, il minimo dal 23 novembre e resistenza a 1.754,35, massimo di venerdì.
Gli operatori continuano a monitorare il “precipizio fiscale” statunitense, rappresentato da un aumento delle tasse e tagli alla spesa pari a circa 600 miliardi, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio.
Si teme che l’economia USA ricada in recessione, a meno che il Congresso in preda alle divisioni interne e la Casa Bianca non trovino un compromesso prima della scadenza del 1° gennaio.
Pesano inoltre i dubbi sul debito greco. I creditori della Grecia hanno trovato un accordo per ridurre i target di riduzione del debito di 40 miliardi di euro al 124% del PIL per il 2020.
Ma la mancanza di dettagli su come la Grecia implementerà le riforme necessarie ha colpito il sentimento del rischio.
Le notizie hanno spinto gli investitori a staccarsi verso asset più rischiosi come titoli e materie prime titoli, ed a dirigersi verso il dollaro, tradizionale valuta rifugio.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,1% a 80,47.
Un dollaro più forte pesa solitamente sull’oro, allentando l’appeal del metallo prezioso come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute.
Sul Comex, l’argento con consegna a dicembre ha segnato -0,1% al massimo di cinque settimane di 34,04 dollari l’oncia troy, mentre il rame con consegna a dicembre è sceso dello 0,3% a 3,542 dollari la libbra.
La divisione Comex del New York Mercantile Exchange ha scambiato i futures dell’oro con consegna a febbraio a 1.742,25 dollari l’oncia troy nella mattinata europea, in calo dello 0,15%.
I prezzi sono scambiati in range stretto tra 1.739,95 dollari l’oncia troy, il minimo giornaliero ed il massimo della seduta di 1.745,55.
Supporto a 1.728,75 dollari l’oncia troy, il minimo dal 23 novembre e resistenza a 1.754,35, massimo di venerdì.
Gli operatori continuano a monitorare il “precipizio fiscale” statunitense, rappresentato da un aumento delle tasse e tagli alla spesa pari a circa 600 miliardi, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio.
Si teme che l’economia USA ricada in recessione, a meno che il Congresso in preda alle divisioni interne e la Casa Bianca non trovino un compromesso prima della scadenza del 1° gennaio.
Pesano inoltre i dubbi sul debito greco. I creditori della Grecia hanno trovato un accordo per ridurre i target di riduzione del debito di 40 miliardi di euro al 124% del PIL per il 2020.
Ma la mancanza di dettagli su come la Grecia implementerà le riforme necessarie ha colpito il sentimento del rischio.
Le notizie hanno spinto gli investitori a staccarsi verso asset più rischiosi come titoli e materie prime titoli, ed a dirigersi verso il dollaro, tradizionale valuta rifugio.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,1% a 80,47.
Un dollaro più forte pesa solitamente sull’oro, allentando l’appeal del metallo prezioso come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute.
Sul Comex, l’argento con consegna a dicembre ha segnato -0,1% al massimo di cinque settimane di 34,04 dollari l’oncia troy, mentre il rame con consegna a dicembre è sceso dello 0,3% a 3,542 dollari la libbra.