Di Mauro Speranza
Investing.com – Tornano a scendere i prezzi del petrolio nella mattinata di oggi dopo il rinvio della riunione dell'Opec + Russia e Stati Uniti, inizialmente prevista per oggi.
Il greggio cede oltre il 2% e scende a 27,50 dollari, con il Brent che segue in scia e viene scambiato a 33 dollari al barile.
Il rinvio del vertice dell'Opec+ e USA sembra aver portato al pessimismo il mercato, interpretandolo come un segnale della difficoltà di arrivare ad un accordo sui tagli alla produzione, nonostante l'ottimismo di Donald Trump dei giorni scorsi.
L'obiettivo del vertice resta quello di un taglio 'globale' di almeno 10 milioni di barili entro il secondo trimestre di quest'anno con l'accordo di tutti i principali protagonisti, compreso Arabia Saudita e Russia.
In particolare, agli storici protagonisti dell'Opec+, gli Stati Uniti potrebbero aggiungersi al taglio con circa 13 milioni di barili “contango” almeno quanto i sauditi.
La proposta di taglio lanciata da Trump era stata accolta positivamente dal Presidente russo Vladimir Putin, il quale affermava di essere aperto ad una riduzione di 10 milioni di barili (MBG), ma il contingentamento dell'offerta "deve essere fatto in partnership" e "combinando gli sforzi" con gli USA. Si prospetta in particolare un taglio pro quota, prendendo come base la produzione mondiale del 1° trimestre.
Dalla Russia questa mattina sono arrivati segnali incoraggianti dalle parole dell'amministratore delegato del Fondo per gli investimenti russo (Rdif), Dirill Dmitriev, il quale ha definito “molto vicino” l'accordo tra Russia e Arabia Saudita.
"Penso che l'intero mercato capisca che questo accordo sia fondamentale e porterà molta stabilità", spiegava Dmitriev, secondo quanto riportato dalla Cnbc. Putin ha parlato dell'importanza di questo accordo petrolifero, quindi la Russia è impegnata su questo fronte", aggiungeva.
La proposta di Trump era stata ben accolta anche dal Presidente dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, (AIE), Fatih Birol, il quale ha affermato che "è un buon inizio", avvertendo però che "bisogna fare di più" perché l'eccesso di offerta potrebbe raggiungere i 25 milioni nel 2° trimestre.
Per gli USA, però, arrivare ad un taglio alla produzione appare più difficile, in quanto la condizione di libero mercato in cui operano i produttori rende più difficile "ordinare politiche di produzione”, secondo le parole di Larry Kudlow, primo consigliere economico della Casa Bianca.
In ogni caso la disponibilità c'è e si stanno vagliando varie ipotesi per arrivare ad una riduzione di almeno 2 milioni di barili: vietare l'export di greggio, come accadeva in passato; sospendere la produzione di greggio nel Golfo del Messico, ufficialmente per motivi di tutela dei lavoratori,; vietare l'autorizzazione a produzioni che si rivelerebbero "inefficienti" agli attuali prezzi del greggio.