Di Mauro Speranza
- JP Morgan individua una data precisa alla fine "effettiva" della pandemia
- L'azienda individua il calo dei casi e l'implementazione dei vaccini tra i motivi della fine
- Crede che la variante britannica non sia incompatibile con questa uscita dalla pandemia
Investing.com – Quando finirà la pandemia da Covid 19 che ormai da più di un anno sta colpendo le vite dei cittadini e l’economia mondiale? A questa domanda gli esperti di JP Morgan hanno cercato di dare una risposta, molto ottimista, in quanto secondo loro mancherebbero solo un paio di mesi.
Nel corso di un'intervista rilasciata a Barrons, il capo globale della strategia quantitativa di Jp Morgan (NYSE:JPM), Marko Kolanovic, prevede che il calo generale dei casi in tutto il mondo e i progressi nel piano di vaccinazione globale possono certificare una fine "effettiva" della pandemia tra la fine di marzo e l'inizio di aprile.
Si tratta di una previsione piuttosto ottimista che accorcia molte delle scadenze previste da economisti ed esperti di salute ed epidemiologia, comprese quelle della Commissione europea, che ha posto il recupero dopo l'estate.
L’influenza della variante britannica
L'attuale grande ostacolo alla ripresa è rappresentato dalla potenziale influenza della variante britannica in una possibile riduzione dell'immunità vaccinale e un aumento dei casi e dei decessi (ci sono previsioni che parlano di una quarta ondata a marzo che sarebbe peggiore di quella di gennaio), ma da JP Morgan ritengono che "non è incompatibile con un calo generale e la fine della pandemia nel secondo trimestre a causa della vaccinazione, immunità naturale, stagionalità e altri fattori".
In particolare, Kolanovic specifica che "anche se i dati a disposizione sono ancora limitati, l'analisi statistica delle vaccinazioni è coerente con un forte calo della pandemia tra i 40 e i 70 giorni".
I dati a cui si riferisce Kolanovic sono i seguenti: secondo gli studi di JP Morgan, la crescente preponderanza del ceppo britannico non ha impedito che i casi diminuissero in quelle regioni dove la variante sta guadagnando terreno e, parallelamente, ogni aumento del 10% delle vaccinazioni è preceduto da una diminuzione di 230 casi per milione di persone.
Inoltre, Kolanovic sottolinea che la vaccinazione dei gruppi più a rischio (65 anni e più anziani) che hanno affrontato con 85% dei decessi e la metà dei ricoveri, permetterà un effetto più immediato delle vaccinazioni.
Le variabili
Naturalmente, da JP Morgan avvertono che questi modelli di previsione, che tengono conto anche dell’ipotetico mantenimento delle misure di distanziamento sociale, contemplano la mancanza di battute d'arresto nella fornitura di vaccini e non prende in considerazione la diversa distribuzione di dosi, le differenze tra i paesi nel ritmo di vaccinazione, così come le disuguaglianze tra le regioni.
I problemi nella fornitura di vaccini (specialmente con i vaccini di Pfizer (NYSE:PFE) e AstraZeneca (LON:AZN)) sono stati un po' ricorrenti.
Allo stesso modo, le differenze nel ritmo di vaccinazione tra i paesi (alcuni modelli sostengono che il recupero completo richiederà fino a sette anni a causa della carenza di vaccini nei paesi poveri e sottosviluppati) sono state anche latenti, quindi anche questo elemento deve essere preso in considerazione in fase di previsione.