BRUXELLES (Reuters) - Poco più di un mese prima che avesse inizio la caccia disperata dell'Europa per mascherine, respiratori e kit per test necessari per l'emergenza coronavirus, i governi avevano detto a Bruxelles che i loro sistemi sanitari erano pronti e che non era necessario ordinare altri dispositivi medici.
Così si legge in diversi documenti Ue.
Questa valutazione ottimista è in forte contrasto con la penuria di mascherine ed equipaggiamenti medicali di appena qualche settimana dopo, quando la Commissione europea ha stimato che gli stati Ue necessitano di una quantità di attrezzature sanitarie 10 volte superiore a quelle normalmente disponibili.
Anche se la mancanza di equipaggiamenti è per lo più legata al drastico aumento della domanda mondiale, documenti interni e pubblici consultati da Reuters mostrano che i governi dell'Unione europea potrebbero aver aggravato la propria posizione di fronte all'emergenza sopravvalutando la propria capacità di reazione.
"Le cose sono sotto controllo", aveva detto un funzionario della Commissione europea durante un incontro a porte chiuse con i diplomatici degli stati membri lo scorso 5 febbraio, due settimane dopo il lockdown nella provincia di Hubei in Cina di quasi 60 milioni di persone, pari circa all'intera popolazione italiana.
"Negli stati membri c'è un forte livello di preparazione, buona parte di questi hanno già misure pronte" per rilevare e contenere il Covid-19, ha affermato il funzionario, riportando i commenti dei rappresentanti nazionali, secondo il verbale dell'incontro visto da Reuters.
Questo accadeva appena due settimane prima che ci fossero le prime vittime di coronavirus in Italia, con il bilancio nazionale che ora si attesta a 12.428 morti, quasi il quadruplo di quelle in Cina, dove il virus è emerso la prima volta.
Rispondendo alla domanda se i documenti consultati da Reuters mostrino un'eccessiva lentezza nella reazione europea, un portavoce dell'esecutivo Ue ha detto: "La Commissione ha offerto la possibilità di sostegno agli stati membri a partire da gennaio".
I governi Ue hanno iniziato a comprendere la gravità della situazione a marzo ma, anziché concentrarsi su un'azione congiunta, molti hanno fatto affidamento a misure protezioniste, erigendo barriere doganali per limitare l'esportazione di equipaggiamenti medicali ai paesi limitrofi.
L'Italia dispone ancora solo di una minima parte delle mascherine facciali (90 milioni) necessarie ogni mese ai propri operatori sanitari, la Francia ha ordinato oltre 1 miliardo di mascherine settimana scorsa e i gruppi manifatturieri stanno riadattando le proprie linee di produzione per fabbricare respiratori.
'CAPACITÀ DIAGNOSTICHE PRONTE'
La stima ottimista presentata dal funzionario della Commissione europea il 5 febbraio si basa su una serie di meeting con esperti sanitari provenienti dagli stati membri Ue.
Durante un incontro il 31 gennaio, i delegati dei ministeri della Sanità nazionali hanno detto alla Commissione di non aver bisogno di aiuto per ottenere equipaggiamento medicale, secondo il verbale.
"Nessun paese ha ad oggi richiesto sostegno per adottare contromisure addizionali", si legge nel verbale, con solo quattro stati che hanno segnalato al tempo di poter aver bisogno di equipaggiamenti protettivi nel caso la situazione in Europa fosse peggiorata. Non vengono fatti i nomi dei quattro paesi.
Il 28 febbraio, un mese dopo la prima offerta di aiuto, e dopo aver sollecitato i governi a chiarire le proprie necessità in almeno altri due incontri, la Commissione europea ha lanciato un programma congiunto di reperimento di mascherine e altri equipaggiamenti protettivi.
La gara lanciata per conto di 25 stati membri non ha ricevuto alcuna offerta inizialmente, secondo un documento interno consultato da Reuters. Gli stati membri Ue ora stanno valutando le offerte giunte nell'ambito di una seconda gara, ma ancora nessun contratto è stato firmato e le consegne richiederanno ancora settimane, secondo le stime della Commissione.
I governi Ue hanno assicurato Bruxelles che il proprio personale sanitario era ben informato su come gestire pazienti affetti da Covid-19, secondo i documenti consultati da Reuters, anche se l'Italia ha chiesto al personale medico di indossare mascherine protettive in presenza di casi sospetti solo a partire dal 24 febbraio.
Quasi 10.000 operatori sanitari italiani sono stati contagiati, ovvero oltre il 9% dei casi in Italia, secondo i dati ufficiali.
Durante un meeting Ue il 4 febbraio, degli esperti sanitari nazionali hanno affermato: "Le capacità diagnostiche sono pronte e diversi paesi hanno iniziato i test".
Ora, gli stati Ue sono alle prese con gravi carenze di kit per test e il 18 marzo hanno lanciato un programma congiunto di reperimento.
La necessità di procurarsi congiuntamente respiratori fondamentali per i pazienti con gravi problemi respiratori è emersa per la prima volta solo il 13 marzo, secondo il verbale di un meeting di esperti sanitari Ue tenuto il giorno stesso.
Un programma di reperimento è stato avviato dalla Commissione europea il 17 marzo.
A metà febbraio i rischi di una possibile insufficiente capacità dei sistema sanitari erano stati considerati "lievi o moderati" da parte del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che si basa sulle valutazioni fornite dai singoli stati membri.
Un mese dopo, l'agenzia ha aggiornato la sua valutazione, affermando che entro metà aprile nessun paese avrà posti letto sufficienti in terapia intensiva.