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Scienziati italiani indagano per verificare se coronavirus sia arrivato prima di gennaio

Pubblicato 26.03.2020, 18:26
© Reuters. Un operatore sanitario con maschera e occhiali protettivi presso l'unità di cura intensiva dell'ospedale Oglio Po di Cremona

di Emilio Parodi e Silvia Aloisi

MILANO (Reuters) - I ricercatori italiani stanno indagando se il numero insolitamente alto di casi di grave polmonite e influenza registrati in Lombardia nell'ultimo trimestre del 2019 possa indicare che il nuovo coronavirus fosse arrivato dalla Cina prima di quanto originariamente pensato.

Adriano Decarli, un epidemiologo e professore di statistica medica dell'Università di Milano, ha detto che c'è stato un "significativo" aumento del numero di persone ricoverate per influenza e polmonite nelle aree di Milano e Lodi tra ottobre e dicembre l'anno scorso.

Decarli ha detto a Reuters di non poter fornire dati esatti, ma negli ultimi tre mesi del 2019 sono stati registrati "centinaia" di ricoveri in ospedale in più rispetto alla norma nelle due città, due dei maggiori focolai dell'epidemia in Lombardia. I ricoverati mostravano sintomi compatibili con polmonite e influenza.

I ricercatori -- spiega Decarli -- stanno controllando i registri ospedalieri e altri dettagli clinici di quei casi, includendo anche persone morte poi nelle loro case, per cercare di comprendere se l'epidemia di coronavirus si era già diffusa allora in Italia.

"Vogliamo sapere se il virus era già qui in Italia verso fine 2019, ed eventualmente le ragioni per cui, se così fosse, sia stato sottotraccia per un periodo relativamente lungo, in modo da avere un quadro complessivo più chiaro se dovremo affrontare una nuova ondata dell'epidemia", ha detto.

L'Oms ha detto che il nuovo coronavirus e Covid-19, la malattia respiratoria legata al virus, erano sconosciuti prima dello scoppio dell'epidemia avvenuto a dicembre a Wuhan, in Cina centrale.

Altri esperti mettono in discussione l'ipotesi che il nuovo virus potesse essere già in circolazione in Europa prima della fine del 2019.

"Penso sia estremamente improbabile che il virus fosse presente in Europa prima di gennaio", ha detto Paul Hunter, professore di medicina all'Università di East Anglia nel Regno Unito, il quale ha seguito gli sviluppi della pandemia.

Hunter ha detto che a meno che gli scienziati italiani non ottengano risultati positivi dai campioni presi e conservati allora, l'ipotesi non dovrebbe quindi essere considerata.

Ha aggiunto che, considerando i noti alti livelli di contagio del virus e considerando il rapporto tra i pazienti senza sintomi rispetto ai malati, "è inconcepibile che una simile epidemia non sarebbe emersa molto prima in Europa, se i casi citati fossero realmente legati al Covid-19".

IL PIÙ ALTO BILANCIO DELLE VITTIME

L'Italia, ora la nazione con il più alto bilancio di vittime da Covid-19 al mondo, ha registrato il primo caso di contagio il 21 febbraio, anche se alcuni scienziati pensano che il virus abbia iniziato a circolare nel paese almeno un mese prima.

"Il virus era già qui nella seconda metà di gennaio", secondo Massimo Galli, direttore dell'unità di malattie infettive dell'Ospedale Luigi Sacco di Milano e professore del dipartimento di scienze biomediche e cliniche presso l'Università di Milano.

Secondo Galli, tuttavia, le probabilità di una circolazione del virus in Italia prima di gennaio sono "molto basse".

Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri a Milano, ha detto che alcuni medici di base in Lombardia hanno riportato insoliti casi di polmonite verso la fine dell'anno scorso, ora considerati potenzialmente sospetti.

Ha detto che tra questi casi ce ne erano alcuni di polmonite bilaterale -- dove entrambi i polmoni sono colpiti -- nelle aree di Gera D'Adda e Crema verso fine novembre e dicembre. Tra i sintomi erano inclusi febbre alta, tosse, spossamento e difficoltà respiratorie.

"Nessuno di questi casi è stato documentato come Covid-19, poiché allora non vi erano ancora indizi dell'esistenza del Covid-19", ha detto.

Remuzzi afferma che in caso di conferma di casi di Covid-19 in Italia già a partire da novembre scorso, questo potrebbe indicare che il virus può passare inosservato per mesi.

© Reuters. Un operatore sanitario con maschera e occhiali protettivi presso l'unità di cura intensiva dell'ospedale Oglio Po di Cremona

Ha aggiunto che alcuni studi in pubblicazioni scientifiche hanno anche portato altri scienziati a ponderare le tempistiche dell'epidemia in Cina, ipotizzando l'affioramento del virus già da ottobre 2019.

((Tradotto da Redazione Danzica, in Redazione a Milano Sabina Suzzi, enrico.sciacovelli@thomsonreuters.com,+4858775278))

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