L'ultimo studio della Banca Mondiale, "Safety First: The Economic Cost of Crime in South Africa", rivela che le attività criminali stanno avendo un forte impatto sull'economia sudafricana, sottraendo oltre il 10% del PIL annuale del Paese. Il Paese è alle prese con un'alta incidenza di crimini violenti e un'impennata delle attività criminali organizzate, in particolare quelle che prendono di mira le reti infrastrutturali.
Il rapporto, che incorpora dati nazionali e internazionali, colloca il Sudafrica tra le prime cinque nazioni al mondo per tasso di omicidi. Il tributo economico è sostanziale: la perdita di proprietà, l'aumento delle spese per la sicurezza e la perdita di opportunità economiche sono le conseguenze principali.
Dal 2015 il Sudafrica ha subito una contrazione del PIL reale, ulteriormente aggravata da alti tassi di disoccupazione e povertà. Secondo i risultati della Banca Mondiale, è probabile che queste sfide persistano, con prospettive di crescita del PIL solo modeste almeno fino al 2026. Si prevede che la nazione vedrà una crescita del PIL di un misero 0,7% nel 2023 e una media di circa l'1,5% dal 2024 al 2026.
Marie-Nelly della Banca Mondiale ha sottolineato la necessità di riforme strutturali critiche per combattere l'impennata del tasso di omicidi e l'aumento della criminalità organizzata, che include il dilagante saccheggio delle infrastrutture. L'esperta indica che la povertà persistente aggrava la situazione, suggerendo che affrontare la criminalità è essenziale per migliorare i risultati socio-economici in un'economia già alle prese con crisi energetiche e difficoltà di trasporto.
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