Investing.com - L’indice sui prezzi al consumo della zona euro a novembre è stato inaspettatamente rivisto al ribasso questo lunedì, alimentando lo scetticismo per la possibilità che la Banca Centrale Europea riesca a procedere con un aumento dei tassi nel 2019.
L’agenzia di statistica della regione, l’Eurostat, ha affermato che l’indice IPC è salito dell’1,9% a novembre rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, come previsto.
Ci si aspettava una lettura invariata rispetto alla stima iniziale del 2,0%.
L’inflazione core, che esclude i prezzi di energia, alimenti, alcol e tabacco, è salita al tasso annuo dell’1,0%, invariata rispetto alla stima preliminare ed in linea con le aspettative.
La BCE punta ad un’inflazione di poco meno del 2%.
Durante l’ultimo vertice di politica monetaria all’inizio del mese la BCE ha lasciato invariati i tassi di interesse ed ha confermato l’intenzione di chiudere il suo massiccio programma di acquisti. Anche se non aggiungerà altri acquisti al suo programma di acquisti di bond quadriennale da 2,6 mila miliardi di euro (2,96 mila miliardi di dollari), l’autorità monetaria intende reinvestire i proventi dei titoli in scadenza “per un periodo di tempo più lungo, oltre la data in cui comincerà ad alzare i tassi di interesse chiave della BCE”.
Il Presidente della BCE Mario Draghi ha indicato che i rischi per le prospettive di crescita della zona euro rimangono “ampiamente equilibrati” ma ha avvertito che l’equilibrio si sta “spostando al ribasso per via del persistere delle incertezze legate a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo, alle vulnerabilità sui mercati emergenti ed alla volatilità dei mercati finanziari”.
Malgrado la decisione di bloccare il programma di acquisti di asset, i mercati sono sempre più scettici circa la possibilità che la BCE proceda con un aumento dei tassi l’anno prossimo.
“Con la fine degli acquisti di stimolo, tutti gli occhi saranno puntati sulla tempistica del primo aumento dei tassi”, commentano gli economisti di ING. “Tuttavia, dati i dubbi circa la forza della ripresa della zona euro e il fatto che l’inflazione non sta prendendo slancio, la BCE adotterà un approccio molto cauto, spostando la tempistica del primo aumento dei tassi di deposito alla fine dell’anno”. L’aumento del tasso di rifinanziamento potrebbe non avvenire prima del 2020!”