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Italia, tonfo produzione luglio aumenta rischi al ribasso su Pil

Pubblicato 13.09.2018, 10:23
Aggiornato 13.09.2018, 10:23
© Reuters. Giacchetti di lavoratori FIAMM nella fabbrica di Avezzano

di Elvira Pollina e Giuseppe Fonte

MILANO/ROMA (Reuters) - Campanello d'allarme dalla produzione industriale italiana, che in luglio ha registrato il calo tendenziale più pesante da gennaio 2015 a segnalare un mix di debolezza della domanda estera e interna, con conseguente aumento dei rischi al ribasso sul Pil.

Nel dettaglio, secondo i numeri Istat, la produzione ha registrato una contrazione mensile di 1,8% dopo il +0,3% di giugno, mentre la mediana delle attese degli economisti prospettava una flessione di 0,4%.

Del tutto inatteso il crollo a perimetro annuo, il primo dopo due anni: la contrazione è stata di 1,3% dopo la crescita di 1,4% di giugno, di cui era attesa una conferma.

"E' un dato molto debole all'inizio del terzo trimestre, che aumenta il rischio che la produzione possa dare un contributo negativo al Pil", commenta Loredana Federico, economista di UniCredit (MI:CRDI), imputando il rallentamento a una debolezza della domanda estera legata alle tensioni sul commercio internazionale, cui si aggiunge l'anemia di quella interna.

La tendenza è generalizzata a livello europeo, dove l'attività si sta assestando rispetto ai picchi osservati l'anno scorso. Nella zona euro, sempre in luglio, la produzione industriale ha segnato un calo congiunturale di 0,8%, come in giugno.

TRACOLLO MANIFATTURA

Se è vero che i mesi estivi sono caratterizzati da una marcata volatilità stagionale della produzione, e un un rimbalzo congiunturale ad agosto è ritenuto probabile, l'indebolimento era stato ampiamente anticipato dalle indagini di settore.

A luglio la crescita dell'attività del manifatturiero è scesa ai minimi da ottobre 2016, con un nuovo peggioramento ai minimi da due anni in agosto, quando l'indice Pmi ha segnalato una sostanziale stagnazione.

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Tornando al dato odierno, appare piuttosto sconfortante lo spaccato per raggruppamenti di industrie, che vede tutte variazioni congiunturali negative, mentre a perimetro annuo resistono solo i beni strumentali.

Osservando il dettaglio per settori, emerge come il calo della produzione sia quasi totalmente imputabile alla battuta d'arresto della manifattura, con una flessione mensile di 1,7%.

"Fattori internazionali (minacce di guerre commerciali, rallentamento dei principali partner e crisi di alcuni Paesi emergenti) si sommano all'incertezza sulle linee di politica economica del governo", si legge in una nota di commento, di Prometeia.

Dopo il tonfo superiore alle attese in luglio, Prometeia ritiene che il terzo trimestre si chiuderà con una contrazione congiunturale di 0,9% della produzione, che accentuerà il trend decrescente osservato tra gennaio e giugno. Dello stesso avviso Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo (MI:ISP), che vede un calo di 1,4% su trimestre.

Tra gennaio e marzo la produzione ha registrato un calo di 0,4%, cui è seguita una contrazione di 0,2% nel secondo trimestre.

MARGINI PIU' STRETTI SU MANOVRA

Gli economisti sono concordi nel ritenere che il dato odierno ponga rischi al ribasso sulla crescita di quest'anno.

Una dinamica con cui dovrà confrontarsi anche il governo, impegnato nella messa a punto della Nota di aggiornamento al Def e della legge di Stabilità per l'anno prossimo.

Nelle scorse settimane in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore', il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha anticipato che la stima di crescita per quest'anno sarà tagliata a 1,2% da 1,5%, mentre per l'anno prossimo si prevede un ulteriore rallentamento a 1,1/1%.

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Il rischio è che anche quest'ipotesi possa rivelarsi ottimistica. "Se il Pil mantiene una crescita stabile tra 0,2-0,3% nel terzo e nel quarto trimestre, il 2018 dovrebbe chiudersi con una crescita tra 1,1% e 1,2%, e questo è il nostro scenario base", spiega Nicola Nobile, economista di Oxford Economics.

"Se la debolezza fosse maggiore, e dopo il dato di oggi qualche rischio c'è, la crescita potrebbe avvicinarsi più all'1%. L'ingresso nel 2019 avverrebbe con una spinta inferiore, riducendo ulteriormente i già risicati margini di manovra del governo", aggiunge Nobile.

Tria si è impegnato a ridurre il deficit strutturale l'anno prossimo, avviando gradualmente le costose misure promesse da M5s e Lega in campagna elettorale.

La produzione industriale vale circa il 20% del Pil nazionale e l'anno scorso ha trainato la crescita dell'economia italiana, con un'espansione del 3% a fronte di una crescita del Pil di 1,5%.

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Non certo a causa di questo governo, come qualcuno magari vorrebbe far credere in modo vergognoso, visto che la manovra finanziara di questo governo sarà in vigore dal prossimo anno.
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