LONDRA (Reuters) - L'attività manifatturiera nella zona euro si è contratta a luglio al ritmo più rapido da quando il Covid-19 ha iniziato a consolidarsi a livello globale, a causa di un crollo della domanda, nonostante le fabbriche abbiano tagliato drasticamente i prezzi.
La Germania, la prima economia europea, ha mostrato notevole debolezza, mentre la Francia e l'Italia, la seconda e la terza economia della zona euro, hanno registrato un netto peggioramento rispetto a giugno.
L'indice definitivo Purchasing Managers' Index (Pmi) per la zona euro, a cura di S&P Global, è sceso a 42,7 a luglio da 43,4 di giugno, il valore più basso da maggio 2020, e in linea con la lettura preliminare. Una lettura inferiore a 50 indica una contrazione dell'attività.
L'indice che misura la produzione, che viene incluso nel Pmi composito previsto per giovedì ed è considerato un buon indicatore della salute economica della zona euro, è diminuito a 42,7 da 44,2, un minimo che non si vedeva da oltre tre anni.
"Sembra che la recessione del settore manifatturiero sia destinata a permanere nella zona euro", ha detto Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank.
"I forti cali della produzione, dei nuovi ordini e dei volumi di acquisto all'inizio del terzo trimestre confermano la nostra opinione che l'economia nel suo complesso sia destinata a un percorso turbolento nella seconda metà dell'anno".
La domanda è diminuita bruscamente, anche se il calo dei costi dei fattori produttivi - che si sono abbassati al ritmo più veloce dalla metà del 2009 a causa dell'aumento della concorrenza tra i fornitori - ha permesso alle fabbriche di ridurre le spese. L'indice dei prezzi alla produzione è sceso a 45,0 da 47,0, un minimo da 14 anni.
"La Banca centrale europea sarà lieta di constatare che la deflazione dei prezzi alla produzione ha ripreso velocità, scendendo al ritmo più rapido degli ultimi 14 anni. Tuttavia, i timori per l'inflazione dei servizi rimangono in cima all'agenda", ha detto de la Rubia.
La scorsa settimana la Bce ha alzato i tassi di interesse per la nona volta consecutiva, ma ha ventilato la possibilità di una pausa a settembre, dato che le pressioni inflazionistiche mostrano timidi segnali di allentamento, mentre aumentano le preoccupazioni per una recessione.
(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Stefano Bernabei)