MILANO (Reuters) - Le banche italiane hanno mostrato la massima determinazione possibile per il salvataggio dei quattro istituti in crisi apportando al Fondo interbancario di tutela dei depositi risorse private per circa 2 miliardi di euro.
Lo ha detto il presidente dell'Abi Antonio Patuelli al termine del comitato esecutivo, in merito all'utilizzo del Fondo di garanzia per la ricapitalizzazione di Banca Carife, Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti, tutte commissariate, che secondo l'antitrust Ue sarebbe da classificare come aiuto di Stato.
"Le banche italiane sono tanto determinate a realizzare il salvataggio delle quattro banche in crisi che hanno deciso all'unanimità di destinare ampie risorse private, pari a circa 2 miliardi di euro", ha detto Patuelli.
"Che cosa si può chiedere di più?" aggiunge il numero uno dell'Abi ricordando che le banche italiane "sono le uniche in Europa che, nell'ultimo decennio, si pagano da loro con risorse private le crisi senza avere alcun aiuto di stato".
"Questo è il massimo del possibile. Più che pagare non so che cosa possiamo inventare. E lo vogliamo fare subito, entro l'anno", ha proseguito il banchiere.
Patuelli, ricordando che l'Abi non ha alcuna titolarità di tipo giuridico sulla vicenda, ribadisce le propria posizione critica sugli ostacoli europei all'utilizzo del Fondo per ricapitalizzaere e salvare le quattro banche in dissesto.
"Leggeremo con grande attenzione. Siamo fortemente europeisti ma non europeisti acritici. Abbiamo la consapevolezza dei doveri e dei diritti, ma siamo anche consapevoli che le Autorità e soprattutto le burocrazie a Bruxelles non saranno superiori ai trattati vigenti", afferma.
(Andrea Mandalà)