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Il ritorno del rischio globale del debito pubblico, ecco gli errori da evitare

Pubblicato 04.09.2023, 10:24
© Reuters.  Il ritorno del rischio globale del debito pubblico, ecco gli errori da evitare
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Soprattutto negli Usa i livelli record stanno alimentando timori che saranno cavalcati in campagna elettorale. Falsi allarmi possono minare la fiducia. Importanti sostenibilità e crescita, soprattutto nei Paesi Emergenti

Nel mese di settembre da sempre il tema dei conti pubblici domina la scena politica ed economica in Italia, si prepara la ‘manovra’ e ci si interroga sulla sostenibilità del debito pubblico. Ma il tema è globale, e al centro della discussione anche in USA dove ci si chiede quanto e quando il tema del debito federale in esplosione finirà per impattare anche Wall Street. E’ un tormentone destinato a durare, di cui abbiamo avuto un assaggio qualche mese fa con lo psicodramma sul tetto all’indebitamento e il taglio del rating del merito di credito americano, che probabilmente dominerà la campagna per le presidenziali che si apre ufficialmente a febbraio ma è già partita. Il debito pubblico americano ha raggiunto il record dei 32.000 miliardi di dollari, un terzo circa del totale globale, quasi tre volte quello cumulato dell’intera Europa. In tempi di tassi di interesse quasi zero e inflazione assente il debito non era un problema, rifinanziarlo emettendo Treasury costava quasi niente. Ma adesso si teme una spirale pericolosa tra inflazione e tassi elevati, che possa spingere il costo del finanziamento a livelli che potrebbero alla fine impattare la crescita, i consumi, e in ultima analisi gli utili delle imprese.

ATTENZIONE IN USA, MA EMERGENTI PIU’ ESPOSTI

Il debito non è per forza ‘cattivo’, come insegna Mario Draghi, può anzi essere una leva potente per accelerare la crescita. Non è un caso che nei Paesi Emergenti il debito pubblico stia conoscendo un’impennata ancora più verticale di quello americano, tra il 2000 e la fine del 2022 è aumentato di otto volte e mezzo, contro meno di quattro volte nei Paesi sviluppati. Il grosso va ovviamente a finanziare gli investimenti, specialmente infrastrutturali, quindi la crescita futura a cui servono reti energetiche, di telecomunicazioni e trasporti moderne e efficienti. Ma Una parte consistente va ad educazione e sanità, anche qui crescita futura, che ha bisogno di forza lavoro professionalmente adeguata e in salute. Il problema, da quando è finita l’era dei tassi zero, soprattutto nell’area sviluppata, è il costo, vale a dire gli interessi pagati per emettere debito e rifinanziarlo. Un problema che sta preoccupando molto in USA, vista la mole raggiunta dal debito in termini assoluti, ma più serio nei Paesi meno sviluppati, quelli africani pagano oltre quattro volte gli USA e quasi otto volte i paesi europei con i conti più in ordine, secondo i dati Onu riferiti al 2022...

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** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge


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