SEOUL - La Corte Suprema della Corea del Sud ha riaffermato le precedenti sentenze che chiedevano alla Nippon Steel Corp. e alla Mitsubishi Heavy Industries Ltd. di risarcire le vittime coreane del lavoro forzato durante il dominio coloniale giapponese dal 1942 al 1945. Gli importi ordinati per il risarcimento variano da 100 a 150 milioni di won per vittima.
Questa decisione è la continuazione di una battaglia legale iniziata con una sentenza storica nel maggio 2012, che le aziende giapponesi hanno contestato. I loro ricorsi sono stati respinti nel 2018, rafforzando la sentenza iniziale. Queste sentenze hanno avuto un impatto significativo sulle relazioni diplomatiche tra Giappone e Corea del Sud, influenzando le discussioni commerciali e lo status dell'accordo sulla sicurezza generale delle informazioni militari (GSOMIA) sotto l'ex presidente Moon Jae-in.
In risposta al prolungarsi dei procedimenti giudiziari e alle tensioni nelle relazioni bilaterali, all'inizio di quest'anno l'attuale amministrazione guidata dal presidente Yoon Suk Yeol ha proposto una risoluzione per risarcire le vittime attraverso un fondo istituito dalla Corea del Sud. L'iniziativa ha suscitato reazioni contrastanti: alcune vittime hanno accettato pagamenti compresi tra i 100 e i 280 milioni di won, mentre altre hanno atteso la risoluzione del caso contro le imprese giapponesi.
La decisione della Corte Suprema arriva mentre non è ancora stata emessa una sentenza sulla liquidazione dei beni appartenenti alla Nippon Steel Corp. e alla Mitsubishi Heavy Industries Ltd. in Corea. Questa sentenza potrebbe potenzialmente portare alla vendita di questi beni come mezzo per fornire i risarcimenti ordinati alle vittime.
La riaffermazione da parte della più alta corte della Corea del Sud sottolinea l'impegno del Paese ad affrontare le rimostranze storiche derivanti dal dominio coloniale del Giappone, pur navigando nelle complessità delle relazioni internazionali e dei processi legali contemporanei.
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