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Nel risiko italiano non solo banche, occhio al settore del lusso

Pubblicato 09.08.2021, 10:22
Aggiornato 09.08.2021, 08:40
Nel risiko italiano non solo banche, occhio al settore del lusso

Le fusioni bancarie possono essere un’occasione di investimento. Ma attenzione anche al lusso, dove forse qualcosa si muove con Exor (MI:EXOR) possibile protagonista

I titoli agostani dei giornali sono tutti per il risiko bancario, la cui febbre muove le azioni in Borsa, con le ipotesi che si intrecciano tra nascita del ‘terzo polo’ e UniCredit (MI:CRDI) che potrebbe prendersi il Monte senese in un’operazione stile Intesa (MI:ISP), che portò qualche anno fa l’istituto guidato da Carlo Messina a rilevare al prezzo simbolico di 1 euro le venete ‘terminate’, per evitare l’applicazione della nuova regola europea del ‘bail in’ che avrebbe scaricato i costi dei fallimenti su depositanti e risparmiatori. Anche nel caso del risiko odierno sono in ballo soldi pubblici, in parte rappresentati dalla ‘dote’ con cui il Tesoro dovrebbe accompagnare MPS (MI:BMPS) alle nozze, e in parte costituiti da possibili incentivi fiscali alle fusioni, per incoraggiare gli istituti a una maggior efficienza costi-ricavi. Le fusioni hanno un evidente appeal per gli investitori, perché la regola generale nell’M&A è cercare di spuntare la valutazione più elevata possibile dell’asset da ‘sposare’, a tutto beneficio degli azionisti, così come per le investment bank coinvolte, il cui compenso è di norma calcolato in percentuale sul valore del deal.

RISCHIO DI VALUTAZIONI ECCESSIVE

Per il ‘terzo polo’, l’appeal cresce in misura proporzionale alla crescita dimensionale dei due campioni nazionali, Intesa che è già cresciuta molto prima con le venete e poi con UBI (MI:UBI), e UniCredit che aumenterebbe parecchio il peso dell’Italia se si annettesse anche il Monte, tutto insieme o a pezzi. Più i due pesi massimi crescono, più aumenta l’esigenza economica e anche politica di un terzo attore che bilanci la situazione. Tutti i potenziali protagonisti dell’aggregazione che potrebbe dar vita al terzo polo continuano a ripetere che stanno benissimo anche da soli, ma il messaggio è: vogliamo giocare, ma da aggregatori e non da aggregati. Il rischio di tutti questi appetiti è che alla fine le valutazioni finiscano per essere eccessive e si rivelino poi poco sostenibili nel lungo termine, come raccontano diverse storie del passato pre-crisi finanziaria, da Antonveneta, a Popolare di Lodi, andando indietro fino a Bipop e alla fusione tra Capitalia e la stessa UniCredit. Ovviamente i tempi sono cambiati radicalmente, i requisiti di capitale sono diventati stringenti, e le Vigilanze vigilano, sia a livello italiano che europeo...

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** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge


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