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Pillola contro il Covid-19 di Merck: una buona notizia ma non una svolta

Pubblicato 05.10.2021, 19:18
© Investing.com

Di Geoffrey Smith 

Investing.com - Per quanto sia piaciuto al mercato azionario, l’entusiasmo per l’annuncio di Merck della scorsa settimana circa lo sviluppo di un possibile farmaco efficace contro il Covid-19 da assumere sottoforma di pillola è probabilmente prematuro.

Chiariamo: la notizia non è affatto da disprezzare. I risultati provvisori di una sperimentazione di fase 3 ridotta (solitamente l’ultima della serie richiesta per i nuovi farmaci) suggeriscono con decisione che il farmaco è efficace nella prevenzione della forma grave della malattia e della morte e che non presenta effetti collaterali significativi.

Se confermato dai regolatori, allora il mondo avrà il primo farmaco efficace contro il Covid sottoforma di pillola, più semplice da produrre in massa, distribuire e gestire rispetto ai vaccini.

Tuttavia, difficilmente sarà una risposta isolata al problema maggiore per portare il Covid-19 sotto controllo: i tassi di vaccinazione ancora bassi nei paesi più poveri. Meno del 20% della popolazione dell’India, pari a 1,38 miliardi, ha completato il ciclo di vaccinazione. Dei 7 stati più popolati in Africa, che comprendono oltre 730 milioni di persone, solo il Sud Africa ha un tasso di vaccinazione superiore al 6%. Il Molnupiravir non impedirà che la malattia si diffonda e muti tra queste persone.

Una pillola antivirale è innanzitutto un rimedio, non un trattamento profilattico. Non può sostituire la vaccinazione di massa. Il comunicato stampa di Merck suggerisce che il farmaco ha delle qualità profilattiche, ma la sperimentazione clinica si è focalizzata solo sulla cura di persone che hanno già contratto il Covid.

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Di conseguenza, il farmaco probabilmente avrà un impatto maggiore (almeno inizialmente) nel mondo ricco, dove appare eccellentemente equipaggiato come seconda linea di difesa nel combattere i contagi che riescono a fare “breccia” tra i vaccinati, e come rete di sicurezza per le considerevoli minoranze che hanno rifiutato il vaccino o che non hanno potuto vaccinarsi.

Se le compagnie assicurative statali saranno disposte a farsi carico di pillole da 700 dollari per le persone che hanno rifiutato un vaccino da 20 dollari è un’altra questione, soprattutto se ciò dovesse rendere la gente più incline ad accettare la prima e migliore linea di difesa contro il Covid.

Prima di arrivare a questo punto, però, ci sono domande più pressanti a cui rispondere. La più urgente probabilmente riguarda la necessità di escludere il rischio di malattie congenite.

Merck ha escluso le donne incinte dai suoi test ed ha chiesto ai pazienti di astenersi dai rapporti sessuali durante il trattamento, il che suggerisce che non esclude il rischio che la tecnologia del farmaco, che deliberatamente compromette il modo in cui si replica il virus, possa avere conseguenze indesiderate. Ovviamente, questi aspetti vanno oltre le possibilità di una sperimentazione di 29 giorni.

Ammesso che il farmaco venga alla fine approvato, Merck cercherà probabilmente di sfruttarlo al meglio. Ha già un contratto di vendita preliminare da 1,2 miliardi di dollari con gli Stati Uniti ed altri paesi si stanno mettendo in coda per gli ordini: l’Australia ha ordinato 300.000 dosi all’inizio della settimana.

Ma non ci sono ipotesi su quanto potrebbe guadagnare nei paesi più poveri, data la mancanza di dettagli di dominio pubblico circa il prezzo nell’accordo preliminare con i produttori di farmaci generici in India. Inoltre, è difficile che abbia campo libero a lungo. Roche e Pfizer (NYSE:PFE) stanno già lavorando a degli antivirali.

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Tutto ciò, naturalmente, è un bene per i consumatori, i sistemi sanitari e chiunque desideri un ritorno alle condizioni pre-Covid il prima possibile. Ma la vera svolta per la pandemia resta la vaccinazione di massa. In fin dei conti, le ricompense che si avrebbero in questo caso sembrano essere di gran lunga maggiori di quelle che avranno gli azionisti di Merck.

 

 

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