Investing.com - Il prezzo del greggio sale questo venerdì, grazie al dollaro debole e alle speranze di vedere ulteriori sforzi per limitare la produzione petrolifera globale.
Il contratto del greggio West Texas Intermediate con consegna a marzo sale di 43 centesimi, o dello 0,72%, a 61,78 dollari al barile alle 04:05 ET (08:05 GMT), il massimo dall’8 febbraio.
Intanto, il greggio Brent con consegna ad aprile sull’ICE Futures Exchange di Londra va su di 55 centesimi, o dello 0,87%, a 64,89 dollari al barile.
Il biglietto verde si è indebolito tra le preoccupazioni per il deficit degli Stati Uniti, che dovrebbe schizzare a quasi mille miliardi di dollari nel 2019 in seguito all’annuncio della spesa per le infrastrutture e dei grossi sgravi fiscali per le aziende.
Un dollaro debole spesso spinge il prezzo delle materie prime valutate in dollari.
L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende dello 0,23% a 88,27, il minimo dal dicembre 2014.
Il prezzo del greggio è stato supportato inoltre dalle parole di ieri del ministro per l’energia degli Emirati Arabi Uniti Suhail al-Mazroui, secondo cui i produttori petroliferi, guidati dall’Arabia Saudita e dalla Russia, intendono abbozzare un accordo su un’alleanza a lungo termine mirata tagliare la produzione entro la fine di quest’anno.
L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC), insieme ad alcuni paesi non-OPEC con a capo la Russia, a dicembre ha deciso di proseguire con i tagli alla produzione di greggio fino alla fine del 2018.
L’accordo per tagliare la produzione di 1,8 milioni di barili al giorno è stato siglato lo scorso inverno dall’OPEC, dalla Russia e da altri nove produttori. Il patto sarebbe dovuto scadere nel marzo 2018 ed era già stato prorogato.
Il prezzo era già stato incoraggiato dalle dichiarazioni di questa settimana del Ministro per l’Energia saudita Khalid al-Falih, secondo cui il suo paese si “atterrà” alla decisione di limitare la produzione per tutto il 2018.
Tuttavia, i timori che l’aumento della produzione USA possano vanificare gli sforzi compiuti dall’OPEC per ridurre le scorte in esubero hanno sistematicamente limitato i rialzi del prezzo di recente.
Mercoledì la Energy Information Administration ha reso noto che la produzione petrolifera statunitense è salita ad un nuovo record di 10,27 milioni di barili al giorno, superando il livello del principale esportatore, l’Arabia Saudita, ed avvicinandosi a quello del principale produttore mondiale, la Russia.
Intanto, i future della benzina salgono dello 0,43% a 1,748 dollari al gallone, mentre i future del gas naturale scendono dello 0,85% a 2,558 dollari per milione di BTU.