(Elimina refuso nel titolo)
MILANO (Reuters) - Amplifon (BIT:AMPF) chiude i nove mesi con un risultato netto su base ricorrente pari a 112,8 milioni di euro in riduzione del 5,7% rispetto allo stesso periodo del 2022, per i maggiori ammortamenti conseguenti ai forti investimenti nel business e per l'incremento degli oneri finanziari.
Il gruppo ha rivisto al ribasso le stime di Ebitda per l'anno a 550 euro a fronte di una precedente guidance fornita lo scorso 2 maggio di 570-585 milioni.
In Borsa il titolo sta perdendo il 3,8% a 24,79 euro.
Secondo una nota, i ricavi consolidati nei nove mesi sono pari a 1.645,1 milioni, in crescita del 9,7% a cambi costanti e del 6,8% a cambi correnti rispetto ai primi nove mesi del 2022.
L'Ebitda ricorrente si attesta a 385,8 milioni, in aumento del 4,4% rispetto a 369,5 milioni nei primi nove mesi del 2022.
"Stiamo continuando a investire significativamente nello sviluppo del nostro network internazionale grazie alle continue acquisizioni e abbiamo ormai superato quota 9.500 negozi, rafforzando la nostra presenza in mercati chiave come il Nord America, la Francia, la Germania e la Cina. In quest'ultimo mercato abbiamo superato i 300 punti vendita, diventando così uno dei principali operatori del Paese in soli cinque anni di attività", ha così commentato l'AD, Enrico Vita.
La società registra un forte avvio del quarto trimestre con ricavi in crescita a doppia cifra a tassi di cambio costanti nel mese di ottobre.
Alla luce di questo, per quanto riguarda le stime per l'anno, il gruppo si attende ricavi consolidati, in linea con l'outlook precedentemente comunicato, di circa 2.290 milioni, in crescita dell'11% circa a cambi costanti rispetto al 2022. L'Ebitda ricorrente è visto a circa 550 milioni per effetto dei forti investimenti nel personale specializzato di negozio e nel marketing, spiega il comunicato.
Infine, il gruppo sottolinea che è presente in Israele con circa 25 punti vendita che generano un fatturato pari a circa l'1% dei ricavi consolidati.
Comunicato integrale
(Giancarlo Navach, editing Stefano Bernabei)