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Appello derivati Mps, sentenza su Viola e Profumo rinviata a 11 dicembre

Pubblicato 27.11.2023, 11:45
© Reuters. Logo Monte dei Paschi di Siena (Mps), a Siena. 11 agosto 2011. REUTERS / Jennifer Lorenzini/File Photo

MILANO (Reuters) - La II Corte d'Appello di Milano ha rinviato al prossimo 11 dicembre la data per la sentenza nel processo di secondo grado per falso in bilancio e aggiotaggio in relazione ai derivati Santorini e Alexandria in cui sono imputati l'ex presidente di Mps (BIT:BMPS) Alessandro Profumo e l'ex AD Fabrizio Viola.

L'udienza di oggi, che era già frutto di un rinvio dallo scorso 27 ottobre e che era stata individuata come quella della camera di consiglio per il verdetto, è stata ancora posticipata a causa della malattia di uno dei tre giudici del collegio.

Secondo gli analisti, una sentenza di assoluzione potrebbe ulteriormente ridurre i rischi legali tuttora presenti nel bilancio della banca. Ulteriori riduzioni del petitum a seguito della sentenza Profumo-Viola determinerebbero, secondo quanto sottolineano gli analisti in vari report, "rilascio di riserve a beneficio del capitale".

Profumo e Viola il 15 ottobre 2020 erano stati condannati dal Tribunale a sei anni di reclusione.

La Corte di Cassazione l'11 ottobre scorso ha però assolto in via definitiva tutti gli imputati del processo principale sulla contabilizzazione dei due derivati dal 2009 al 2011 da parte di Mps.

I due ex vertici sono imputati per la stessa vicenda, ma per il periodo fra il 2012 fino alla semestrale 2015.

Nel marzo scorso il sostituto procuratore generale di Milano Massimo Gaballo aveva chiesto la conferma delle condanne per Profumo e Viola, e aveva invece chiesto l'annullamento della condanna di Paolo Salvadori, ex presidente del collegio sindacale della banca, per incompetenza territoriale(individuando in Siena la sede preposta per il giudizio).

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Le difese avevano invece chiesto l'assoluzione per tutti gli imputati, sostenendo che la contabilizzazione a saldi aperti(come deciso dai giudici del processo principale) non avesse violato alcun criterio di valutazione ma "all'opposto, si è uniformata ai criteri tecnici generalmente accettati e applicati dagli operatori del mercato dell'epoca, nonché validati dalle autorità in materia di vigilanza e contabili nazionali e internazionali".

Il caso che riguarda questi tre imputati ha avuto un iter travagliato. La procura, infatti, aveva chiesto già al termine delle indagini preliminari l'archiviazione del fascicolo, ma l'opposizione di alcuni piccoli azionisti era stata accolta da un primo giudice che aveva disposto l'imputazione coatta.

Un altro Gup, nell'aprile 2018, aveva poi rinviato a giudizio i tre imputati nonostante la procura avesse chiesto il proscioglimento dalle accuse continuando a sostenere che da parte degli imputati non ci fu "l'intenzione di ingannare nessuno". La procura ha sostenuto che gli imputati avrebbero seguito le indicazioni di Consob e Banca d'Italia nello scegliere il metodo di contabilizzazione dei derivati.

I tre imputati hanno sempre respinto le accuse.

(Emilio Parodi, editing Sabina Suzzi, ; +39 06 8030 7744)

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