MILANO (Reuters) - La Brexit comincia ad incidere pesantemente sui portafogli delle società di gestione che operano in Italia, spingendo la liquidità sui massimi e l'azionario sui minimi storici.
L'impressione, tra l'altro, è che la ferita inferta ai mercati dal referendum del 23 giugno scorso sia ancora fresca, le ipotesi sull'impatto sono in parte aleatorie, e conseguenze ulteriori sull'allocazione dei capitali si vedranno più avanti. Alcuni fund manager, infatti, per ora hanno preferito confermare l'allocazione del mese scorso o variarla leggermente, in attesa di valutare quali direzioni prendere.
E' quanto emerge dalla media degli 11 portafogli di primari investitori, censiti da Reuters a giugno.
L'effetto principale del voto britannico è la crescita della liquidità, tipico parcheggio dei capitali nelle fasi di incertezza, che arriva al 13,5% dal 9,9% di maggio, segnando il massimo di sempre.
A farne le spese sono soprattutto gli investimenti alternativi, che cadono al 2,4% dal 5,8% del mese precedente, toccando il minimo record.
La Brexit, dunque, come era facile immaginare, scoraggia il rischio. "Ci aspettiamo che prosegua un atteggiamento di avversione al rischio fino a che gli investitori non avranno metabolizzato l'impatto della Brexit", commenta Matteo Germano, global head of multi asset investments di Pioneer Investments.
Rilevante anche la discesa dell'azionario, che arriva al 40,4% dal 41,8% di maggio: nuovamente, siamo di fronte a un minimo della serie storica.
Viceversa, i bond, che avevano operato il sorpasso sull'equity a maggio dopo 43 mesi consecutivi in cui nei portafogli avevano pesato maggiormente le azioni, salgono al 43,3%, massimo dall'agosto 2012.
Pur restando marginale, l'immobiliare raddoppia il peso rispetto al mese precedente, salendo allo 0,4%, picco da aprile 2015.
Analizzando la composizione del portafoglio azionario spiccano l'incremento della presenza del Nord America e il calo dell'Asia (Giappone escluso). Praticamente invariato il dato della Gran Bretagna, segno che, almeno nell'immediato, i gestori non ritengono che sarà Londra a pagare il prezzo più alto dell'uscita dall'Ue.
Poche le variazioni nell'allocazione obbligazionaria, con Nord America e zona euro a fare sempre la parte del leone. "Nell'attuale contesto di rendimenti pari a zero o negativi", argomenta Germano di Pioneer, "il credito europeo resta attraente grazie al programma di acquisti della Bce".
Interessante, in tema di corporate bond, la crescita degli high-yield a discapito degli investment grade (rispettivamente al massimo e al minimo della serie storica), segno che, in un quadro dominato da incertezza e avversione al rischio, il rendimento viene cercato in questa asset class.
Ulteriore fattore di incertezza sono le elezioni presidenziali Usa, che si terranno nel prossimo novembre. I fund manager del panel Reuters sono concordi nel considerare un'eventuale vittoria di Donald Trump come negativa per l'azionario Usa e globale.
"Prima delle elezioni", spiega Germano di Pioneer, "vediamo un aumento della volatilità nell'azionario Usa. Hillary Clinton garantirebbe continuità e cautela nella gestione del bilancio, mentre Trump è più 'fluido', se non imprevedibile, in materia di programmi economici. Come questa incertezza si tradurrà nei conti aziendali e nelle valutazioni dei titoli", conclude Germano, "dipenderà dai toni della campagna elettorale e dai media. E' ragionevole attendersi che Fed e dollaro saranno cruciali per indirizzare l'andamento dei mercati azionari".
Hanno partecipato al sondaggio Aletti Gestielle Sgr, Anima (MI:ANIM) Sgr, Azimut (MI:AZMT) Sgr, BNP Paribas Investment Partners Sgr, Euromobiliare AM Sgr, Credit Suisse AM, Eurizon Capital Sgr, BG Sgr, Pioneer Investments, Schroders (LON:SDR), Sella Gestioni.