MILANO (Reuters) - Il Tribunale civile di Milano, dopo aver dichiarato illegittimo a dicembre scorso il licenziamento dell'ex AD di British Telecom Italia (MI:TLIT) Gianluca Cimini, ha sancito nei giorni scorsi l'ingiustificatezza anche del licenziamento dell'ex Coo (Chief operating officer) di BT Italia Stefania Truzzoli, allontanata dall'azienda nel novembre 2016 prima dell'avvio dell'inchiesta della procura di Milano sulle presunte irregolarità contabili.
Lo si evince dal dispositivo della sentenza emessa il 25 luglio dal giudice Giulia Dossi, che Reuters ha potuto leggere, con la quale il magistrato ha condannato British Telecom a pagare alla ex manager una somma totale di poco meno di 900.000 euro.
In particolare, il giudice ha condannato BT a versare a Stefania Truzzoli circa 289.000 euro per "indennità sostitutiva del preavviso e relativa incidenza sul Tfr", l'importo lordo di 538.127,97 euro a titolo di indennita supplementare "ex articolo 19 ccnl dirigenti industria", il "risarcimento del danno per mancato percepimento del premio in azioni" per 20.000 euro.
Bt dovrà inoltre versare 25.000 euro per le spese processuali. La sentenza è esecutiva. Bt potrà ovviamente proporre appello.
Una portavoce di British Telecom ha comunicato via mail che la società "è estremamente delusa da questa decisione. Sarebbe inappropriato per noi fare ulteriori dichiarazioni in questa fase in cui siamo in attesa della sentenza completa e delle sue motivazioni".
Il licenziamento della ex manager non riguarda le ipotesi di reato al centro dell'inchiesta penale in corso ma una serie di rilievi che avevano condotto all'allontanamento di Cimini, Truzzoli e altri dirigenti, prima che l'azienda, in due diversi comunicati a fine ottobre 2016 e soprattutto a gennaio 2017 tagliasse stime di ricavi, utili e free cash flow per 2017 e 2018 attribuendone gran parte della responsabilità a "gravi irregolarità contabili nelle attività italiane" con un 'buco' presunto di 530 milioni di sterline.
Quattro ex top manager e un ex funzionario italiani restano fra gli indagati dell'inchiesta penale condotta dalla procura di Milano con le ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata alla dichiarazione fraudolenta con uso di fatture per operazioni inesistenti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Tutti gli indagati, attraverso i loro legali, hanno sempre respinto gli addebiti.
(Emilio Parodi)