Di Alessandro Albano
Investing.com - Dopo la britannica BP (LON:BP), anche la norvegese Equinor (OL:EQNR) ha deciso di non investire più in Russia vendendo le diverse partecipazioni per un valore di circa 2,8 miliardi di euro a causa del contesto geopolitico nella regione Eurasiatica.
"Siamo tutti profondamente turbati dall'invasione dell'Ucraina", ha affermato il Ceo Anders Opedal, precisando che nella situazione attuale la posizione del gruppo è "insostenibile". "Fermeremo i nuovi investimenti nelle nostre attività russe e avvieremo il processo di uscita dalle nostre joint venture. In questa difficile situazione la priorità resta la sicurezza e la protezione della nostra gente", ha aggiunto l'Ad.
Controllata al 67% dallo stato norvegese, alla fine dello scorso dicembre Equinor ha registrato un patrimonio di 1,2 miliardi di dollari in Russia, Paese in cui opera da 30 anni, ed è legata dal 2012 ad una partnership con il gruppo petrolifero Rosneft (MCX:ROSN) (compagnia petrolifera di proprietà in maggioranza del governo russo e di cui l'ex cancelliere tedesco Schroder è stato presidente).
La decisione, ha scritto la società norvegese in nota, "avrà un impatto sul valore contabile delle attività russe di Equinor e porterà a svalutazioni", a causa anche di una produzione di 25.000 barili di greggio al giorno nel territorio russo rispetto ai 2 milioni di barili prodotti al giorno a livello globale.
La decisione arriva solo un giorno dopo la scelta di British Petroleum di vendere il 20% della partecipazione detenuta Rosneft dal 2013, anche questa motivata dall'attacco della Russia all'Ucraina che "sta avendo tragiche conseguenze in tutta la regione".
"Le principali società di E&P e i principali fornitori di servizi con esposizione alla Russia dovranno ora affrontare un'enorme pressione per ritirare gli investimenti dal Paese. Non sono sorpreso se vedremo grandi annunci simili a quello di BP su Rosneft nei prossimi giorni", ha scritto in una nota Artem Abramov, analista di Rystad Energy, ripresa da MF.