Investing.com - Negli ultimi mesi il tema inflazione si è fatto sempre più pressante. La guerra in Ucraina e l’accelerazione dei prezzi energetici si sono innestate su pressioni al rialzo già presenti, legate alla forte ripresa post-Covid. Inoltre, il generalizzato calo della disoccupazione ha spinto al rialzo anche i salari, prima negli USA ma poi anche in Europa.
Lo shock energetico sta ora mostrando il suo volto peggiore. Le imprese stanno passando gli aumenti ai consumatori e nonostante il buon andamento del mercato del lavoro gli alti prezzi cominciano a intaccare la fiducia dei consumatori, che stanno attingendo agli ampi risparmi accumulati grazie agli stimoli o facendo ricorso all’indebitamento. Sono dinamiche non sostenibili a lungo e si teme un più marcato rallentamento dei consumi nei mesi a venire.
Proprio la combinazione di timori sulla crescita e inflazione in forte rialzo fa parlare Filippo Casagrande, Head of Insurance Investment Solutions di Generali (BIT:GASI) Asset & Wealth Management di uno scenario di stagflazione, il fenomeno in cui coesistono inflazione elevata e generalizzato indebolimento dell’economia o perfino contrazione.
Dopo i timidi tentativi di recupero della seconda metà di maggio, la svolta restrittiva delle banche centrali ha pesato moltissimo sui mercati, sia azionari sia obbligazionari. Il 13 giugno, l’indice obbligazionario Investment Grade europeo ha segnato la peggior performance del 2000, superando perfino i record toccati durante la crisi del Covid. Anche l’indice Investment Grade americano ha segnato la seconda performance peggiore degli ultimi vent’anni. Tutti i principali indici obbligazionari europei e americani fanno segnare perdite annue a doppia cifra, qualcosa senza precedenti.
L’allargamento degli spread nel mercato del credito è invece stato relativamente contenuto, con gli High Yield USA in maggiore difficoltà. I mercati azionari
sono entrati ufficialmente in territorio “Orso”, con correzioni leggermente più contenute per gli indici europei, con tutti i settori e stili in rosso. L’incertezza su fino a che punto le banche centrali saranno costrette e vorranno effettivamente aumentare i tassi per far fronte all’inflazione pone l’investitore in una posizione complessa.
Secondo Casagrande lo scenario di stagflazione è il peggiore per i ritorni prospettici. L’obbligazionario deve incorporare tassi più alti per combattere l’inflazione. Gli attivi rischiosi e in particolare l’azionario devono fare i conti con un deterioramento delle stime di crescita, che inevitabilmente andrà a pesare sugli utili.
L’esperto di Generali A&WM ritiene che ancora una volta la stabilizzazione nella volatilità dei tassi, attualmente ai massimi dal 2009 con la sola eccezione della crisi Covid a marzo 2020, sia imprescindibile per un approccio più costruttivo all’obbligazionario, stabilizzando il mercato governativo.
Per quanto concerne gli attivi più rischiosi Casagrande mantiene un atteggiamento di grande prudenza, osservando che i multipli di borsa hanno corretto dagli eccessi degli scorsi trimestri generati da politiche monetarie e fiscali super-espansive, ma non possono ancora essere definiti attraenti. Inoltre, conclude l’esperto di Generali A&WM, il rischio è di una seconda gamba di correzione legata alla revisione al ribasso delle stime degli utili, che finora non hanno visto nessun aggiustamento significativo.
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