MILANO (Reuters) - Il passaggio di Pirelli ai cinesi di ChemChina avverrà con un occhio di riguardo ai conti della società che, in prospettiva, è destinata a farsi carico del debito contratto per finanziare in parte l'acquisizione. Anche per questo la società non pensa a un dividendo straordinario sui conti 2014 mentre se il valore dell'eventuale recesso dopo l'opa da 7,3 miliardi dovesse superare i 15 euro si rinuncerà al delisting.
Lo riferiscono due fonti a diretta conoscenza della situazione. L'ipotesi di una maxi cedola era circolata ieri nelle sale operative (qualcuno ipotizzava fino a 1,5 euro) ma "non c'è questa intenzione", dice una delle fonti. La proposta di dividendo verrà vagliata dal cda del 31 marzo. Lo scorso anno erano stati distribuiti 0,32 euro per azione e il consensus per quest'anno è di 0,36-0,44.
Dalle pieghe dell'accordo emerge anche che il gruppo russo Rosneft, entrato poco più di un anno fa con una quota indiretta del 13% pagata 500 milioni, reinvestirà poco più di 400 milioni dei 900 incassati nella nuova struttura, secondo alcune fonti. "La sua quota si diluirà attorno a 5% preofferta", dice una delle fonti, per risalire a un massimo di 18% nel caso di adesioni totali all'opa.
Non è stato possibile avere commenti immediati da Pirelli e Rosneft.
(Paola Arosio, Agnieszka Flak)