MILANO (Reuters) - Le vendite di non performing loans in Italia attese nel 2018 sono pari a 56,7 miliardi di euro di valore nominale, di cui 26 miliardi sono già in fase di negoziazione.
È quanto si legge nell'edizione di gennaio 2018 del "Market Watch Npl-The Italian Scenario" curato dall'osservatorio di Banca Ifis.
Nel 2017 sono state effettuate transazioni per 72,2 miliardi di euro a un prezzo medio pari al 18%, con operazioni principalmente miste (cioè formate da titolo garantiti e non garantiti).
A fine settembre 2017 i crediti deteriorati in portafoglio alle banche italiane ammontavano a 278 miliardi, in calo dai 302 miliardi di fine marzo. Di questi 99 miliardi sono costituiti da unlikely to pay (Utp) con un tasso di copertura al 33,7%, mentre 173 miliardi erano sofferenze coperte al 61,9% e in calo del 14% rispetto a fine 2016, ricorda lo studio.
"Oggi l'elefante nella stanza" sono gli Utp, dice lo studio. "In tanti si sbilanciano a ipotizzare stia partendo una nuova onda sul mercato, la cessione degli Utp", dice l'AD di Ifis Giovanni Bossi. "Secondo noi si tratta di una ipotesi poco realistica perché per farlo partire bisogna montare non già una macchina di recupero efficiente, come per le sofferenze, ma una macchina creditizia, cioè una "banca", pronta, capace, esperta e reattiva, con persone che sappiano fare credito, e non recupero".
Il 2017 ha visto l'ingresso di nuovi operatori nel mercato dei servicer, mentre altri hanno migliorato le proprie capacità operative. Tra i nuovi ingressi Ifis ricorda Davidson Kemper che ha acquistato il 44,9% di Prelios (MI:PCRE), Varde con l'acquisizione di Guber, Bain Capital Credit con l'acquisizione di Harit, specializzata nel leasing immobiliare, e Kkr (N:KKR) con l'acquisizione di Sistemia.
Le operazioni di grossa taglia sono nelle mani di pochi servicer: Quaestio, tramite l'Italian Recovery Fund (ex Atlante 2), DoBank (MI:DOB), Sga e Phoenix Asset Management.