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Autorità italiane sotto pressione per mancato soccorso a nave migranti

Pubblicato 02.03.2023, 13:17
Aggiornato 02.03.2023, 13:18
© Reuters. Agenti dell'Arma dei Carabinieri sulla spiaggia dove sono stati ritrovati i corpi di alcuni profughi dopo un naufragio, Cutro, Calabria, 26 febbraio 2023. REUTERS/Giuseppe Pipita

ROMA (Reuters) - Le autorità italiane sono sotto esame per la loro risposta al tragico naufragio vicino alla costa della Calabria, in cui sono morti almeno 67 migranti, tra cui 16 bambini.

Segue quanto si sa del disastro di domenica, avvenuto prima dell'alba vicino alla costa di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone.

LA BARCA

Una barca a vela turca in legno, nota come caicco, è partita il 22 febbraio da Smirne, in Turchia occidentale, ed è arrivata vicino all'Italia dopo circa quattro giorni di navigazione.

A bordo c'erano tra 150 e 200 migranti, provenienti soprattutto dall'Afghanistan, ma anche da Pakistan, Siria, Territori palestinesi, Iran e Somalia, secondo le autorità italiane.

La Guardia di Finanza ha riferito che ognuno di loro ha pagato ai trafficanti circa 8.000 euro per compiere il pericoloso viaggio in mare.

IL NAUFRAGIO

L'imbarcazione è stata avvistata per la prima volta nella tarda serata di sabato a circa 74 chilometri dalle coste calabresi da un aereo gestito da Frontex, l'agenzia di guardia costiera e frontiera dell'Unione europea.

In risposta, la Guardia di Finanza ha detto di aver inviato due motovedette, che però sono rientrate in porto a causa delle "difficili" condizioni meteorologiche. Le riprese televisive di domenica mattina hanno mostrato un tempo burrascoso con forti onde.

Le autorità hanno quindi mobilitato le unità di ricerca lungo la costa, aspettandosi che i migranti sbarcassero, ma a quel punto l'imbarcazione si era già schiantata contro gli scogli, andando in pezzi.

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha parlato domenica della "impossibilità materiale" di intervenire per salvare i migranti in mare, anche perché la vita dei soccorritori sarebbe stata messa in pericolo.

In mattinata la polizia, i vigili del fuoco e altri servizi di emergenza hanno trovato quasi 30 corpi spiaggiati sulla riva e altri in acqua, in scene che sono state descritte come apocalittiche.

DOV'ERA LA GUARDIA COSTIERA?

Il quotidiano La Repubblica e altri media si sono chiesti perché sia stata impiegata la Guardia di Finanza e non la Guardia Costiera, le cui imbarcazioni sono meglio equipaggiate per affrontare il mare grosso.

Non è chiaro perché sia stata presa questa decisione e chi ne sia stato responsabile.

In un altro comunicato, la Guardia Costiera ha detto di aver ricevuto il messaggio di Frontex sabato sera, ma di non aver agito in quanto non conteneva informazioni sul fatto che l'imbarcazione dei migranti fosse in pericolo.

La Guardia Costiera ha detto di essere intervenuta solo dopo aver ricevuto una chiamata per una situazione di emergenza intorno alle 4:30 di domenica mattina, da parte di persone a riva che avevano avvistato un'imbarcazione in difficoltà vicino alla costa.

La Guardia Costiera ha aggiunto che nessuna richiesta di soccorso è provenuta dall'imbarcazione, sottolineando che i Carabinieri e la Guardia di Finanza erano stati allertati prima della situazione.

Il comandante della Guardia Costiera di Crotone, Vittorio Aloi, ha detto ieri alla stampa che le regole di ingaggio sono state seguite correttamente - ma ha anche detto che le condizioni del mare non erano così gravi.

Ha parlato di condizioni di mare "forza 4", ovvero "molto mosso," nella notte del naufragio, e ha detto che le navi della Guardia Costiera avrebbero potuto uscire in mare anche con condizioni di "forza 8".

IL PROCURATORE

Il procuratore capo di Giuseppe Capoccia, che sta conducendo le indagini sul naufragio, ha detto a La Repubblica che una mancanza di coordinamento potrebbe aver contribuito alla tragedia.

"Certamente sta venendo fuori un sistema smagliato, probabilmente in perfetta buona fede dove ciascuno fa il suo, ma che alla fine si traduce in un 'vado io, vai tu' che alla fine può portare a situazioni tragiche come questa", ha detto.

© Reuters. Agenti dell'Arma dei Carabinieri sulla spiaggia dove sono stati ritrovati i corpi di alcuni profughi dopo un naufragio, Cutro, Calabria, 26 febbraio 2023. REUTERS/Giuseppe Pipita

Capoccia ha confermato che non è stato dichiarato alcun evento "Sar" (ricerca e soccorso) in risposta all'avvistamento dell'imbarcazione, e ha detto che la prima chiamata di aiuto dall'imbarcazione è arrivata intorno alle 4 del mattino - presumibilmente poco prima del naufragio.

"Ricostruiremo tutto (quello che è successo) ma mi fa rabbia, come padre di famiglia, come cittadino, pensare che forse qualcosa si poteva fare per salvare quelle persone", ha detto il procuratore.

(Alvise Armellini, tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Stefano Bernabei)

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