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I tassi di interesse negli Stati Uniti stanno salendo. Gli altissimi livelli di inflazione hanno spinto la Federal Reserve ad intervenire per raggiungere il suo doppio obiettivo di “stabilità dei prezzi e massima occupazione sostenibile”.
E quindi il 16 marzo la banca ha alzato i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale per la prima volta dal 2018. Il Federal Open Market Committee (FOMC) ha spiegato:
“L’inflazione resta elevata, rispecchiando uno squilibrio tra offerta e domanda dovuto alla pandemia, a prezzi degli energetici più alti e a diffuse pressioni sui prezzi”.
I funzionari della Fed hanno anche espresso apprensione per le potenziali implicazioni economiche ed inflazionarie dell’invasione russa dell’Ucraina. Probabilmente ci saranno altri sei aumenti dei tassi nel 2022.
Di conseguenza, i costi di prestito per società e singoli aumenteranno significativamente. Perciò gli investitori stanno puntando su classi di asset e settori che potrebbero andare bene in questo nuovo contesto di tassi di interesse più alti.
Nell’articolo di oggi parleremo di due exchange-traded fund (ETF) che potrebbero interessare a vari lettori. Entrambi sono offerti da BlackRock (NYSE:BLK), il più importante fornitore di ETF al mondo.
1. iShares U.S. Regional Banks ETF
Nei periodi di tassi di interesse in aumento, Wall Street si concentra sul settore finanziario. Le banche comprensibilmente applicano tassi più alti per le linee di credito ed i mutui che offrono.
Invece i tassi di deposito per i risparmiatori solitamente non cambiano così tanto. Di conseguenza, i margini di interesse netti aumentano.
Inoltre, in parte per via del livello degli stimoli fiscali durante la pandemia, le banche non hanno riportato un forte aumento di crediti deteriorati (non-performing loans, NPL). E dunque le perdite da crediti deteriorati non peseranno sui profitti nei prossimi mesi.
Il nostro primo fondo, iShares U.S. Regional Banks ETF (NYSE:IAT), investe su banche regionali USA che potrebbero trarre vantaggio da tassi di interesse più alti. Il fondo è stato quotato per la prima volta nel maggio 2006.
IAT, che replica il Dow Jones US Select Regional Banks Index, possiede le azioni di 39 aziende. Per quanto riguarda i sotto-settori, troviamo banche regionali (87,07%), banche diversificate (11,69%) e prestiti e finanziamenti ipotecari (0,94%), tra gli altri.
I primi 10 titoli nel portafoglio rappresentano quasi il 63% degli 1,45 miliardi di dollari netti di asset. Tra questi ci sono PNC Financial Services (NYSE:PNC), Truist Financial (NYSE:TFC), U.S. Bancorp (NYSE:USB), SVB Financial Group (NASDAQ:SIVB), e Fifth Third Bancorp (NASDAQ:FITB).
IAT è schizzato del 4,9% nello scorso anno ed ha segnato un massimo storico ad inizio gennaio. Da allora, però, le azioni nell’ETF sono andate sotto pressione e il fondo ha perso circa l’11% del suo valore.
I rapporti P/E e P/B si attestano rispettivamente a 12,99x e 1,53x. Gli investitori buy-and-hold potrebbero considerare di comprare IAT intorno a questi livelli.
2. iShares Edge MSCI International Value Factor ETF
Gli investitori statunitensi preoccupati per i potenziali effetti dell’aumento dei tassi di interesse potrebbero anche considerare azioni globali.
L’iShares MSCI International Value Factor ETF (NYSE:IVLU) offre accesso a società internazionali large- e mid-cap del mondo sviluppato con caratteristiche value. In tempi di incertezza, i partecipanti dei mercati solitamente preferiscono i titoli value per i loro utili, gli stabili flussi di cassa, i dividendi, nonché il potenziale di crescita.
IVLU, che possiede le azioni di 346 aziende, replica l’indice MSCI World ex USA Enhanced Value Index. Dal suo lancio nel giugno 2015, gli asset gestiti hanno raggiunto gli 1,35 miliardi di dollari.
I titoli finanziari hanno la fetta maggiore, con il 18,57%. Seguono industriali (15,90%), sanitari (11,65%), beni di consumo voluttuari (10,20%), prodotti di consumo (9,90%), IT (9,12%) e materiali (8,78%). Circa un quinto del portafoglio è rappresentato dai primi 10 nomi.
In termini di suddivisione geografica, oltre un terzo delle società ha sede in Giappone. Seguono, tra le altre, aziende britanniche (17,13%), francesi (10,91%), tedesche (8,37%), elvetiche (5,48%) ed italiane (3,63%).
Tra queste ci sono British American Tobacco (LON:BATS) (NYSE:BTI); Toyota Motor (NYSE:TM); i colossi farmaceutici Novartis (SIX:NOVN) (NYSE:NVS) e Sanofi (PA:SASY) (NASDAQ:SNY); ed il gigante petrolifero Shell (NYSE:SHEL).
IVLU ha perso l’1,48% nello scorso anno e lo 0,40% sull’anno in corso. I rapporti P/E e P/B si attestano rispettivamente a 10,10x e 1,02x. I lettori interessati al trading di titoli globali ad uno sconto significativo rispetto al valore intrinseco dovrebbero effettuare un’ulteriore due diligence su IVLU.
Nota dell’editore: Non tutti gli asset descritti sono necessariamente disponibili su tutti i mercati regionali. Consultate un broker accreditato o un consulente finanziario per trovare strumenti simili che possano essere adeguati alle vostre esigenze. Questo articolo è a solo scopo informativo. È opportuno condurre una due diligence prima di prendere qualsiasi decisione di investimento.
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