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3 situazioni che minacciano le scorte potrebbero far salire il prezzo del greggio

Pubblicato 28.03.2019, 16:30
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 28.03.2019

Stiamo assistendo a tre situazioni in evoluzione in tre diverse e importanti regioni produttrici che stanno pesando sulle scorte globali di greggio in vari modi. Ciascuna di esse avrà un impatto sui prezzi a breve, medio e potenzialmente anche lungo termine:

1. La chiusura del canale di spedizione di Houston

La chiusura del canale di spedizione di Houston in seguito all’incendio presso il magazzino chimico che ha rilasciato sostanze tossiche nell’aria sta causando ritardi e pesando sulle importazioni di greggio e sull’attività di raffinazione nell’area. L’incidente ha inoltre comportato delle fuoriuscite finite nel canale, che è stato quindi chiuso per parecchi giorni per permettere la rimozione delle sostanze chimiche.

Il canale è cruciale per molti degli impianti petrolchimici e delle raffinerie della regione che lavorano il greggio: viene usato da circa 42 petroliere al giorno. E, sebbene sia stato ora riaperto, lo spostamento delle navi al suo interno è stato lento in quanto è stato necessario controllare ciascuna nave per capire se avesse residui chimici e, in caso, pulirla.

Questi ritardi cominciano ad avere un impatto sull’attività delle raffinerie in quanto gli impianti non ricevono sufficiente greggio. Ad esempio, la raffineria di Shell (NYSE:RDSa) a Deer Park ha già reso noto che potrebbe chiudere nel fine settimana se non dovesse ricevere presto nuove spedizioni di greggio. Si tratta di una raffineria che lavora 340.000 barili di greggio al giorno.

L’incidente ha pesato anche sulle importazioni petrolifere verso gli Stati Uniti e sulle esportazioni di greggio. Inoltre, i trader dovrebbero essere consapevoli del fatto che questi problemi potrebbero essere rispecchiati nel report dell’EIA della prossima settimana e di quella successiva, in quanto i ritardi dovrebbero proseguire per altri tre-cinque giorni.

2. Calo della produzione petrolifera in Kazakistan

Questo produttore petrolifero dell’Asia centrale partecipa all’accordo OPEC/non-OPEC ma in passato non è riuscito a tenere fede all’impegno di un taglio alla produzione. E questo è stato dovuto soprattutto agli impegni che il Kazakistan ha preso con le compagnie petrolifere, come Total (NYSE:TOT), che ha sviluppato il suo enorme giacimento di Kashagan.

Durante l’ultimo vertice della Commissione ministeriale di controllo congiunta (JMMC) in Azerbaijan, il Kazakistan ha reso noto che ridurrà la produzione in modo che la produzione media da gennaio a giugno rientri nella sua quota. E questo sarà possibile interrompendo la maggior parte della produzione di Kashagan per interventi di manutenzione, a partire da aprile e fino a giugno.

Ora veniamo a sapere che la produzione petrolifera del Kazakistan è già diminuita. Potrebbe essere stato dovuto ad un incendio in un pozzo nel giacimento di Kalamkas. Secondo le notizie di Bloomberg, il Kazakistan ha prodotto solo 1,757 milioni di barili al giorno nella seconda metà di marzo. Ha prodotto 1,884 milioni di barili al giorno nelle prime due settimane del mese.

3. Blackout in Venezuela

I blackout che stanno scatenando il caos nella capitale venezuelana di Caracas stanno influendo anche sul settore petrolifero del paese. Secondo Reuters, quattro degli upgrader di greggio sono completamente chiusi: questi impianti vengono usati per convertire il greggio molto pesante del paese in una sostanza che possa essere trasportata negli oleodotti e caricata sulle navi.

Di solito, questi quattro impianti possono processare fino a 700.000 barili al giorno, ma il Venezuela non prepara spedizioni dal 24 marzo. Sebbene le sanzioni USA abbiano limitato significativamente le esportazioni petrolifere venezuelane, India e Cina continuano a ricevere greggio dalla nazione. Da notare tuttavia che l’India afferma che il greggio importato da Reliance Industries (NS:RELI) rientra in un accordo siglato prima delle sanzioni, segnale che il paese potrebbe evitare acquisti futuri.

Le esportazioni petrolifere venezuelane oscillano intorno al milione di barili al giorno. Se dovessero essere bloccate completamente per via dei blackout, il prezzo del greggio salirebbe. Il greggio pesante fornito dal Venezuela è relativamente poco comune sul mercato, quindi un’ulteriore perdita di greggio del paese potrebbe essere amplificata, ripercuotendosi soprattutto sul Brent di riferimento.

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