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Algoritmi utili ai trader contro i fondamentali delle materie prime, pochi ritorni

Pubblicato 31.07.2018, 08:30
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

I lavoratori della più grande miniera di rame al mondo, quella di Escondida, in Cile, gestita da BHP, questa settimana voteranno per decidere se entrare in sciopero. Tuttavia il prezzo del rame non sembra affatto rispecchiare questa situazione, attestandosi non lontano dai minimi di un anno segnati di recente.

Copper Daily Chart

Qual è uno dei motivi di questa depressione sul mercato? L’intelligenza artificiale.

Rispetto alle decisioni di comprare/vendere centrate una volta su puri aspetti di offerta-domanda e sulle opinioni ed intuizioni dei trader, i prezzi di metalli, energetici e prodotti agricoli sono sempre più decisi dagli algoritmi in questi giorni.

Crescendo quasi ininterrottamente da quando gli Stati Uniti hanno autorizzato le piazze elettroniche nel 1998, i modelli dei sistemi di trading ad alta frequenza (HFT) rappresentano fino al 40% dei volumi dei mercati azionari globali, sebbene controllino solo circa il 10-15% dell’attività media legata al forex ed alle materie prime.

Ma anche così, un rapido crollo del greggio nel maggio 2017 è stato attribuito in parte al trading elettronico, mettendo in luce un problema che secondo alcuni meriterebbe una maggiore attenzione.

Alla ricerca di trasparenza

Il FICC Markets Standards Board, che monitora il comportamento dei mercati di entrate fisse, valute e materie prime, ha annunciato la scorsa settimana che elaborerà una bozza sulla trasparenza sul trading basato su algoritmi ed ha chiesto commenti dal settore.

L’ente ha ribadito che la cosiddetta Dichiarazione di buona pratica (SGP) non influenzerà le norme sugli algoritmi. “Al contrario, la SGP dovrà essere presa in considerazione in misura possibile in modo da poterla seguire in conformità alle norme applicabili”, ha spiegato.

Parte dell’inerzia del mercato del rame di questa settimana potrebbe essere dovuta alla decisione dei trader di aspettare la raffica di decisioni sui tassi delle banche centrali, i dati sull’occupazione USA di luglio ed altri importanti dati macroeconomici.

Tuttavia, TD Securities ha dedicato parte della sua nota del lunedì ai modelli HFT ed al loro impatto sulle materie prime, con il titolo “Guerra alle macchine”.

“Sosteniamo che i prezzi del rame al momento non riflettano il rischio per le scorte legato al possibile sciopero ad Escondida”, afferma TD.

“Insieme alle attuali interruzioni a Chuquicamata ed alle trattative in corso a El-Teniente, quasi il 10% delle scorte globali potrebbe essere a rischio”, aggiunge, citando altre due miniere di rame cilene di proprietà di Codelco.

L’agenzia appoggiata da una banca canadese ha inoltre dichiarato che il suo studio sulle posizioni implicite legate ai principali asset sotto gestione nelle materie prime “mette in evidenza che i sostenitori dei trend sistematici hanno giocato un ruolo nel recente calo delle posizioni lunghe nette nel settore dei metalli”.

Ritorni che fanno sorgere dubbi

Amram Margalit, content manager di Leverate, un fornitore di servizi per broker forex, in un recente articolo ha affermato che le aziende di materie prime sono più inclini ora ad assumere geni della matematica o del computer per il trading. “Il flusso di mercato si sta ora spostando dietro le quinte, al riconoscimento di pattern e all’intelligenza artificiale”.

Spiega che il trading automatizzato spesso rappresenta ben il 25% del volume giornaliero di cereali e semi, superando di gran lunga le stime convenzionali. “Si tratta del risultato diretto della riduzione dei margini, in seguito all’immediata diffusione di notizie, bollettini meteorologici e tracking online dei carichi. In passato, i trader delle materie prime potevano vedere facilmente profitti in eccesso del 50%. Questi profitti ora si sono dimezzati, costringendoli a cercare altri metodi di guadagno”.

Tuttavia i dati di BarclayHedge, un database per i ritorni da fondi delle materie prime con sede a Fairfield, in Iowa, mostrano che i trader discrezionali che osserva hanno registrato un ritorno dell’1,6% a giugno quest’anno, rispetto al -2,8% dei sostenitori dei trend sistemici.

Il profilo di rischio-ricompensa più debole per i trader che si affidano al computer evidenzia le limitazioni del modello algoritmico che reagisce solo a criteri prefissati. Se uno scambio va male, l’algoritmo non cercherà di riacquisire quanto è stato perso ma piuttosto chiuderà lo scambio in perdita, in attesa del segnale successivo per ritentare.

“In quanto fornitori della tecnologia, siamo responsabili di questa tecnologia ma non possiamo influenzare o esaminare gli algoritmi delle compagnie che lavorano con noi”, si legge in una dichiarazione di ieri di BeAlgo, azienda bulgara che progetta modelli di trading sistemici per vari settori.

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