Con la chiusura delle prime due settimane del nuovo anno, si iniziano a fare le prime considerazioni di cosa ci si potrà aspettare nel corso dei prossimi 12 mesi. Oltre oceano, alla FED, sapevano di essere davanti ad un inizio di anno che poteva essere difficile, tuttavia, Powell non poteva aspettarsi un inizio così disastroso, osiamo dire al limite del folle. In queste due settimane gli USA hanno visto svilupparsi una serie di scenari uno peggio dell’altro, e la domanda sorge spontanea…. Se questi sono i propositi del nuovo anno, la situazione collegata all’inflazione porterà conseguenze ancora peggiori? Diciamo solo che sarà il caso che i fedellissimi dello zio Sam si preparino spiritualmente, ad un anno particolarmente turbolento.
Il prinicipale indice americano, che da sempre viene usato come benchmark per capire la sanità dell’economia statunitense, ha iniziano l’anno in maniera pessima. Con la decisione della FED di alzare inevitabilmete i tassi, almeno 3 volte a tranche di 0,25% l’una, ha fatto si che, la banca centrale più grande del mondo ammettesse che avesse sbagliato a valutare l’inflazione post-covid, cambiando publicamnete idea sul fatto che essa sia strutturale e non transitoria. Quest’ultima ha raggiunta quota 7% cifre che non si vedevano da ormai 40 anni costringendo Powel a correre ai ripari, anche se sembra più un venditore di obrelli su un Titanic che affonda. Il risultato di questa politica monetaria restrittiva estremamente aggressiva quanto necessaria, ha fatto si che i prinicipali indici al consumo avessero risultati altamente diversi da quelli previsti mesi fa, avendo come conseguenza il calo della produttività.
Inoltre, le banche stanno cominciando a rallentare le loro attività creditizie e di conseguenza, trattenendo nelle loro riserve ufficiali una grande quantità di moneta liquida, fanno si che la domanda dei titoli obbligazionari (BOND) esploda (ad oggi +2,63% sul treasury decennale). Le previsioni fanno pensare che l’economia americana possa crescere ma a ritmi molto più bassi rispetto all’anno scorso. Pesanti le conseguenze, il principale indice infatti ha bruciato interamente i guadagni dei primi giorni pre-conferenza stampa della FED.
Le previsioni tecniche non fanno ben sperare anzi, l’indicatore tecnico del RSI è in fase calante e sembra puntare abbastanza deciso verso la zona dell’ipervenduto; il AO segna forti volumi di vendita anche se siamo ancora nell’area positiva, il grafico mostra come la resistenza dei compratori sia abbastanza debole. Quasi certamente l’indice dovrebbe viaggiare verso quota 4570 senza troppa resistenza, per poi fermarsi e stabilizarsi magari effettuando un ritraccianto nelle zone limitrofe.
GOLD:
Tutto il discorso appena fatto sull’ economia USA nel paragrafo del SP500 rimane valido a livello fondamentale anche per l’oro, che essendo il bene rifugio sta crescendo in maniera sempre più convinta verso quota 1850/1860 dove si trova la resistenza che sta forzando l’oro a questa lunga lateralizzazione che dura ormai da marzo 2021. La speranza è che vista la situazione USA l’oro possa rompere finalmente quota 1860 e puntare all’utopistica quota 1900.A livello tecnico c’è poco da dire se non che il Relative Streght Index sembra stia crescendo piano piano avvicinandosi alla zona dell’ipercomprato; certo che finchè i volumi rimangono così bassi come vediamo dall’Awesome Oscillatore i margini di manovra dell’ oro sono molto limitati .