Per onestà intellettuale, non essendo l’analisi tecnica né una materia scientifica né una scienza perfetta, voglio dare spazio ad alcune tra le obiezioni più diffuse riguardanti questo tipo di approccio ai mercati finanziari.
La principale critica parte dall’assunto che l’Analisi Tecnica cerca di prevedere la possibile tendenza futura dei prezzi mediante l’interpretazione dei grafici con l’utilizzo di indicatori algoritmici, cioè lasciando spazio a spiegazioni ambigue o a una voluta ed enigmatica decodificazione della realtà.
Questo modo di agire apre la strada ad altre tecniche particolarmente soggettive che possono portare, nei casi più estremi, all’Esoterismo e all’Astrofinanza. Ecco che il passo diventa breve: l’Analisi Tecnica diventa una sorta di divinazione simile alla religione dove gli argomenti nulla valgono di fronte alla fede.
L’Analisi Tecnica prende così in prestito un linguaggio scientifico e specialistico, mietendo consensi nel popolo dei “credenti” ma senza godere di nessun titolo provato. Nel migliore dei casi si propone un distinguo tra Analisi Tecnica “classica” ed Analisi Tecnica “moderna”.
L’Analisi Tecnica Classica con le sue figure inefficaci come il “testa e spalle” o gli inefficienti oscillatori ed indicatori come RSI o Stocastico che implementano quasi tutte le piattaforme dell’industria del trading-on-line, è simile alla medicina alternativa o peggio alla superstizione.
L’Analisi Tecnica Moderna si basa su metodologie di investimento che si appoggiano a pattern ricorrenti sui mercati che hanno superato con successo statistico la valutazione di test scientifici attraverso processi di robustezza, significatività ed efficienza.
Thomas R. DeMark è stato un pioniere nell’opera di demistificazione della A.T. Classica attraverso il libro “The new science of technical analysis” del 1994 mentre troviamo più recentemente tra gli autori che hanno contribuito a sconfiggere l’analisi tecnica “classica” David Aronson con il suo istruttivo testo “Evidence Based Technical Analysis” del 2006.
Atra teoria critica è la Random Walk, cioè l’ipotesi che la storia e il variare dei prezzi siano totalmente scevri da qualsiasi congettura di prevedibilità ed incapaci di dare una indicazione affidabile nel lungo periodo: in poche parole il movimento dei prezzi sarebbe casuale ed imprevedibile.
Gli assunti delle ricerche condotte da prestigiosi centri universitari sfociano nella teoria del “Capital asset pricing model” di cui il più importante rappresentante è William Sharpe: l’idea evidenzia che la formazione del valore di una azione è indipendente dal precedente prezzo di mercato per quello stesso titolo.
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