In vista del vertice semestrale dell’OPEC di domani, questo articolo presenta un’analisi (paese per paese) di alcune delle questioni rilevanti per l’OPEC e per i paesi non-OPEC che aderiscono all’accordo. Le questioni chiave che saranno discusse al vertice sono se i paesi sono d’accordo a prolungare l’attuale accordo sui tagli alla produzione di greggio, per quanti mesi e se nuovi paesi aderiranno al piano.
In base alla proposta dell’Arabia Saudita ed alle conferme da parte del ministro del petrolio saudita Khalid al-Falih e altri, i mercati prevedono già che verrà raggiunto un accordo. In questo caso, domani il prezzo segnerà un’impennata, ma l’impatto a lungo termine potrebbe essere limitato a meno che non ci siano prove di un calo delle scorte in esubero.
OPEC
Iraq: il governo iracheno vuole essere ricompensato con quote di produzione più alte dopo anni di guerra e sanzioni nel corso dei quali non ha potuto produrre ed esportare petrolio. L’Iraq si considera la linea di contenimento contro l’instabilità regionale causata dall’ISIS e vorrebbe degli utili maggiori dal greggio per pagare questa guerra. Ha inoltre preso impegni finanziari con compagnie petrolifere private che renderebbero onerosi altri tagli alla produzione. Nonostante l’ovvia contrarierà dell’Iraq all’accordo sul taglio della produzione, la visita di lunedì del ministro del petrolio saudita Khalid al-Falih sembrerebbe aver convinto il primo ministro e il ministro del petrolio iracheni a supportare la proroga di 9 mesi. L’Iraq ha in generale rispettato poco l’accordo (producendo una media di 80.000 barili in più rispetto a quelli consentiti) nei primi 5 mesi di tagli. Gli investitori possono aspettarsi che il paese continui a imbrogliare se i tagli verranno prolungati.
Iran: il ministro del petrolio iraniano dovrebbe supportare la proroga di 9 mesi dell’accordo OPEC. Questo accordo preserva la speciale considerazione data all’Iran che consente al paese di produrre quasi 4 milioni di barili al giorno a volte, fino a quando la produzione media nell’arco temporale dell’accordo resta inferiore. Con la recente rielezione del Presidente Rouhani, la parte democraticamente eletta del governo iraniano spera di attrarre più investimenti stranieri nell’industria petrolifera del paese. L’Iran è alla ricerca di investimenti esteri dalla fine delle sanzioni, ma le restrizioni imposte dagli inflessibili conservatori all’interno del governo hanno scoraggiato molti potenziali investitori.
Arabia Saudita: il ministro del petrolio Khalid al-Falih continua ad esercitare il potere dell’Arabia Saudita sul mercato del greggio per spingere l’OPEC e i membri non-OPEC ad accettare la proroga di 9 mesi dell’attuale accordo sul taglio alla produzione. Tuttavia, ha sottolineato che non c’è niente di certo fino al vertice e che l’OPEC è “aperta a qualsiasi proposta sui tagli alla produzione”. I trader non devono necessariamente aspettarsi una forte impennata dei prezzi se tutto andrà come previsto al vertice OPEC. È poco probabile che al-Falih cerchi di ottenere il consenso per altri tagli alla produzione. L’Arabia Saudita ha ridotto significativamente la produzione di greggio e probabilmente continuerà a produrre al livello della sua quota o meno per la durata della proroga dell’accordo.
Nigeria e Libia: se tutto dovesse andare come previsto, sia la Nigeria che la Libia continueranno ad essere esenti da tagli o quote di produzione per i prossimi nove mesi. Il ministro del petrolio iracheno ha reso noto che alla Nigeria potrebbe essere chiesto di tagliare la produzione al vertice OPEC dal momento che la produzione di greggio si è ripresa dal sabotaggio dei terroristi. Tuttavia, la Nigeria ha indicato che intende chiedere una proroga di sei mesi della sua attuale esenzione. Anche la produzione di greggio della Libia è aumentata nelle ultime settimane, con i giacimenti in ripresa dopo un lungo periodo di instabilità.
Algeria, Angola, Ecuador, Gabon, Kuwait, Qatar, EAU: questi paesi OPEC continueranno a partecipare ai tagli alla produzione e seguiranno la proposta dell’Arabia Saudita di una proroga di nove mesi.
Venezuela: il Presidente Maduro è stato uno dei primi sostenitori della proroga di nove mesi, ma i seri disordini politici e l’instabilità economica del paese rendono limitata ogni valutazione delle reazioni del paese. È possibile che tutti gli 1,9 milioni di barili al giorno di greggio venezuelano vengano rimossi temporaneamente dal mercato dal momento che i contestatori iniziano a sabotare gli impianti energetici della compagnia petrolifera statale (PDVSA).
Guinea Equatoriale: questo paese africano cerca di entrare a far parte dell’OPEC dal 2009 e, grazie all’appoggio dell’Arabia Saudita, probabilmente questa settimana verrà ammesso. È il terzo produttore di greggio africano, con circa 227.000 barili al giorno. Lo scorso dicembre, la Guinea Equatoriale ha preso parte all’accordo come paese non-OPEC riducendo la produzione di 12.000 barili al giorno.
Partecipanti non-OPEC
Russia: i principali policymaker del greggio russo, il Presidente Vladimir Putin, il Ministro per l’Energia Alexander Novak e l’Amministratore Delegato di Rosneft Igor Sechin hanno espresso supporto per un prolungamento di nove mesi. Secondo l’analisi condotta da S&P Global Platts, il rispetto dell’accordo da parte della Russia, con una riduzione di 300.000 barili al giorno, è stato irregolare. L’OPEC probabilmente ignorerà la questione del rispetto dell’accordo da parte della Russia per ottenere un maggiore consenso, ma gli investitori devono essere consapevoli che l’adempienza della Russia, insieme a quella dei paesi non-OPEC in generale, sarà opinabile per la durata dell’accordo.
Kazakistan: questa repubblica dell’Asia centrale nel dicembre 2016 ha accettato di tagliare solo 20.000 barili al giorno degli 1,5 milioni di bpd che produce. Al momento sta pensando di uscire dall’accordo sui tagli in vista dell’immissione sul mercato della produzione del giacimento di Kashagan. Il paese ha affermato che l’impegno preso con gli investitori su questo giacimento rende impossibili ulteriori tagli alla produzione. Tuttavia, il paese invierà dei rappresentanti al vertice OPEC, perciò è possibile che possa accettare di continuare a partecipare in qualche modo.
Messico: il Messico lunedì ha annunciato che supporterà la proposta di un’estensione di 9 mesi, sebbene il paese continui ad invitare investitori privati nazionali ed esteri nella sua industria petrolifera per ravvivare la produzione stagnante.
Oman: l’Oman all’inizio ha appoggiato una proroga di 6 mesi dell’accordo ma di recente ha annunciato che dopo “qualche discussione” al vertice, non sarebbe contrario ad un’estensione di 9 mesi.
Paesi non identificati: Khalid al-Falih ha dichiarato che altri “piccoli” paesi produttori di greggio hanno mostrato interesse a partecipare ai tagli alla produzione. Non è chiaro quali siano questi paesi, tuttavia il Turkmenistan, l’Egitto e la Costa d’Avorio hanno confermato la loro presenza al vertice di Vienna. La Costa d’Avorio produce circa 53.000 barili al giorno, il Turkmenistan circa 244.000 e l’Egitto 723.000. L’Egitto è il meno probabile che aderisca all’accordo perché produce appena il greggio sufficiente a soddisfare le proprie necessità. Sebbene la Norvegia venga considerata un nuovo potenziale partecipante, il ministro del petrolio del paese ha confermato che la nazione non intende prendere parte al vertice né ai tagli alla produzione.