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BCE: Draghi lancia il guanto di sfida a Berlino ma lascia il duello a Lagarde

Pubblicato 13.09.2019, 11:28
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Il Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha lanciato un messaggio chiaro ai politici UE ieri: se non vi piacciono i tassi di interesse negativi o gli acquisti di bond, cominciate a spendere soldi o a tagliare le tasse.

“Ora è giunto il momento che se ne occupi la politica fiscale”, ha affermato Draghi durante la conferenza stampa seguita al vertice di politica monetaria del consiglio direttivo della BCE.

In un poco velato rimprovero alla Germania, il presidente uscente della banca centrale ha invitato “i governi con capacità fiscale” ad intervenire contro l’indebolimento dell’economia europea ed i rischi ribassisti.

Pacchetto di stimolo

Allo stesso tempo, la BCE è andata avanti con il suo previsto pacchetto di misure per fornire tutto lo stimolo monetario che poteva, sebbene in linea con le aspettative minime. Draghi ha giustificato l’intervento con un peggioramento delle prospettive economiche per via degli scontri commerciali nonché dell’inflazione ostinatamente bassa.

Il tasso di deposito per le banche, rimasto invariato dal 2016, è stato ridotto di solo un decimo di punto percentuale, a -0,5%. Come previsto, la banca ha affermato che riprenderà gli acquisti di bond a novembre, ma solo al tasso di 20 miliardi di dollari al mese, anziché i 30-40 miliardi previsti.

Ma Draghi non ha fissato una quantità assoluta o un limite di tempo, spiegando che gli acquisti continueranno per tutto il tempo necessario probabilmente fino a quando la banca centrale non sarà pronta ad alzare nuovamente i tassi, parole che i partecipanti dei mercati hanno interpretato come equivalente di “per sempre”.

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La banca centrale ha anche allentato le condizioni sulle operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine per incoraggiare i prestiti bancari. Ha introdotto tassi graduali per proteggere parzialmente le banche dai tassi di deposito negativi ma la quantità esclusa è troppo piccola per fare la differenza.

Riflettori sulla Germania

Non c’è dubbio che Draghi abbia sprecato il fiato chiedendo alla Germania di spendere più soldi. Berlino ha ostinatamente resistito alle richieste da parte di tutti, dagli Stati Uniti al Fondo Monetario Internazionale e all’OCSE, di avere un deficit di bilancio per stimolare l’economia europea. Al contrario, il paese si è focalizzato esclusivamente sul mantenere un bilancio equilibrato.

Prevedibilmente quindi, la reazione tedesca alla decisione della BCE è stata rapida e negativa. Il capo della potente associazione bancaria, Hans-Walter Peters, ha affermato che Draghi è come un autista che si sia per errore infilato in una strada senza uscita e che, anziché fare retromarcia, preme a tavoletta sull’acceleratore.

E non c’è dubbio neanche sul fatto che Jens Weidmann, capo della banca centrale tedesca nel consiglio direttivo, e Sabine Lautenschläger, membro tedesco del consiglio esecutivo, si siano opposti alle deliberazioni di Draghi, così come una manciata di altri membri.

Ampio supporto

Tuttavia Draghi si è dato la pena di sottolineare di aver avuto un ampio supporto, nonostante alcune “diversità di opinioni” sugli acquisti di bond.

Particolare enfasi nei commenti successivi è stata posta sul quanto lontano siano andate le linee guida, legando di fatto le mani al prossimo presidente Christine Lagarde per mesi se non per anni.

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Ma Lagarde aveva più volte chiesto a Germania ed altri paesi europei di fornire uno stimolo fiscale durante il suo mandato a capo del Fondo Monetario Internazionale e si è già detta d’accordo con i piani della BCE sullo stimolo monetario, perciò sembra essere sulla stessa lunghezza d’onda di Draghi.

La Germania può sbuffare quanto vuole contro la banca centrale che insisteva perché fosse guidata da Francoforte. Ha solo due voti all’interno del consiglio direttivo da 25 membri ed ha incontrato un insormontabile muro di opposizioni quando ha cercato di portare avanti la candidatura di Weidmann alla presidenza.

Se ne occuperà Lagarde

Non è un caso che il prossimo presidente della BCE sarà francese. Se la Germania vuole una politica monetaria più aspra dovrà cominciare a fare la sua parte.

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha ribadito l’impegno del suo governo per un bilancio equilibrato all’inizio della settimana, anche se il suo ministro delle finanze, Olaf Scholz, ha affermato che Berlino è pronta a spendere miliardi se la Germania o l’Europa dovessero cadere in recessione. Sebbene Scholz abbia in parte ragione, potrebbe essere troppo poco e troppo tardi.

Draghi, in breve, ha lanciato il guanto di sfida alla Germania, ma lascerà che sia Lagarde a combattere il duello.

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