Lavoro di squadra, crescita collettiva e travaso di conoscenze, è questo il paradigma aziendale di Biovalley Investment Partners, una holding che investe nel settore delle scienze mediche e della vita. Con questo profilo, la società triestina si presenta alla ribalta dell’equity crowdfunding: fino alla seconda metà di gennaio è aperta la campagna di raccolta fondi su CrowdFundMe, il portale di equity crowdfunding quotato alla Borsa di Milano.
Le risorse serviranno a espandere il perimetro: “Da una parte vogliamo investire in quote di maggioranza in aziende strutturate, con un fatturato superiore ai 2 milioni di euro, in modo che queste possano essere il riferimento per le startup e per le Pmi innovative ancora nelle fasi embrionali dello sviluppo”, spiega a Websim il presidente Diego Bravar, “dall’altra, vogliamo prendere quote di minoranza delle startup che potranno ricevere il supporto delle aziende strutturate da noi controllate”.
Attualmente, Biovalley ha in portafoglio 11 partecipazioni societarie. Il valore premoney è 10 milioni di euro: obiettivo minimo di raccolta di mezzo milione. Il chip minimo d’ingresso per chi vuole investire è di 20 mila euro.
Trieste non è un indirizzo a caso: “In questa città abbiamo una densità di startup molto elevata”, racconta Bravar, “perché ci sono diecimila ricercatori, 37 ogni mille lavoratori. Logico quindi che ci sia una grande vivacità. In Italia siamo piuttosto bravi a iniziare i processi, quello che manca è qualcuno che prenda per mano queste startup e le aiuti a crescere. Quindi, la nostra idea è stata: facciamo squadra, mettiamo insieme realtà che operano nel settore della salute e realizziamo un sistema”.
Il presidente conosce il settore come il giardino di casa: prima di Biovalley, fondata nel 2016 con l’amministratore delegato Giovanni Loser, aveva avviato e sviluppato Tbs Group (oggi Althea) società specializzata in ingegneria clinica, Ict, Teleassistenza e servizi biomedicali: “Siamo passati da 100 mila euro a 245 milioni di fatturato”, segnala Bravar che ha quotato la sua precedente azienda sul mercato Aim di Borsa Italiana. Il gruppo è stato oggetto di Opa per 100 milioni di euro. (Bravar conserva una piccola quota di Althea).
Le partecipazioni di Biovalley sono di tre tipi: Biomedicale per la produzione di farmaci, Biotech che si occupa di tecnologie per il settore medico e BioICT, informatica al servizio dell’industria sanitaria. Nel portafoglio di partecipazioni ci sono realtà come Serichim (settore farmaci e biosimilari), Logic (ingegneria clinica e biomedicale) e O3 Enterprise (informatica medica) che insieme fatturano 4,8 milioni di euro. Nel 2019, stima la holding, le 11 partecipate produrranno un fatturato di 11 milioni per arrivare nel 2020 a 13,88 milioni, con un margine operativo lordo di poco superiore ai 2 milioni.
Bravar ha già in mente alcune iniziative di networking: “Nel settore delle biotecnologie abbiamo appena concluso le trattative con un produttore di biofarmaci per malattie rare (Transactiva). Vogliamo metterla in connessione con la Serichim e con la nostra holding industriale che ha iniziato quest’anno a vendere farmaci per le malattie rare, e con altre aziende del nostro portafoglio”.
Nel business serve fortuna, ma anche professionalità: “Noi non mettiamo solo soldi, ma anche competenze. Come scegliamo le imprese? Prendiamo quelle che riteniamo possano avere delle potenzialità. Ma non ci limitiamo a guardare l’idea originale. Puntiamo su imprese che hanno già presentato un bilancio da 3 anni, anche se magari fatturano ancora 300 mila euro. Quindi avviamo una due diligence e analizziamo come poter accelerare lo sviluppo delle loro innovazioni. Poi le aiutiamo a fare un business plan e investiamo”.
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