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Il patto sulla produzione OPEC salverà i dividendi dei grandi del greggio?

Pubblicato 14.04.2020, 13:05
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Lo storico accordo di questo fine settimana stretto tra le principali nazioni produttrici di petrolio al fine di introdurre il taglio della loro produzione più grande mai visto ha alimentato le speranze che i prezzi del greggio possano riprendersi quest’anno, risparmiando alle maggiori compagnie di petrolio e gas USA, che hanno sofferto per il crollo dei prezzi di queste materie prime, di dover adottare dolorose misure per proteggere i ricavi, come la riduzione dei loro dividendi.

L’accordo è stato mediato dagli Stati Uniti dopo il brusco tonfo dei consumi globali di carburante causato dalla pandemia di coronavirus, peggiorato dalla faida tra i più grandi produttori al mondo (Arabia Saudita e Russia) che minacciava la sopravvivenza finanziaria dei produttori nordamericani.

Il West Texas Intermediate, il principale riferimento di prezzo USA, ha chiuso giovedì a 22,76 dollari al barile, con un crollo del 63% dall’inizio dell’anno. Ed è andata persino peggio a Midland, Texas, dove viene prezzato molto del greggio estratto dal Bacino Permiano, e nel Canada occidentale, da dove deriva la maggior parte della produzione del paese. Il greggio è stato scambiato sotto i 10 dollari al barile su entrambi i mercati. Dopo essere crollato del 3,5% ieri a 22,41 dollari, al momento della scrittura il WTI sale di poco meno dell’1%, attestandosi a 22,59 dollari al barile.

WTI Futures Weekly Chart

Grafico settimanale future WTI

Per gli investitori dei maggiori produttori della regione, la domanda da porsi ora è se questo accordo contribuirà a salvaguardare i payout che ricevono da mega-produttori come Exxon Mobil (NYSE:XOM) (NYSE:XOM), Chevron (NYSE:NYSE:CVX) e Royal Dutch Shell (NYSE:RDSa).

Le compagnie di petrolio e gas più grandi del mondo hanno evitato di tagliare i dividendi per anni, per incentivare gli investitori dato che l’appeal dei titoli petroliferi continua a diminuire sulla scia del passaggio a fonti di energia più pulita. I cinque principali cosiddetti colossi del greggio hanno aggiunto, complessivamente, 25 miliardi di dollari ai livelli di debito nel 2019 per mantenere le spese in conto capitale, restituendo miliardi agli azionisti.

In base ad un report di CNBC.com, il debito combinato di Chevron, Total (NYSE:TOT), BP (NYSE:BP), Exxon Mobil e Royal Dutch Shell era pari a 231 miliardi di dollari nel 2019, poco meno dei 235 miliardi toccati nel 2016, quando i prezzi del greggio erano scesi sotto i 30 dollari al barile.

Chevron Weekly Price Chart

Grafico del prezzo settimanale di Chevron

Anche il rendimento dei dividendi delle compagnie petrolifere, che rispecchia il rischio che gli investitori sono disposti a correre per possedere le azioni, è schizzato dopo il recente collasso dei prezzi dei loro titoli. Exxon Mobil, crollato del 39% quest’anno, e Chevron, che segna -29%, rendono rispettivamente l’8% ed il 6% ora. Exxon ha chiuso la seduta di ieri giù dello 0,4% a 42,76 dollari, mentre Chevron su dello 0,7% a 84,91 dollari.

Un barlume di speranza

Sebbene il rendimento dei titoli petroliferi stia già mostrando livelli estremi di stress finanziario, l’accordo sulla produzione dell’OPEC+ offre un barlume di speranza, in quanto potrebbe mettere una rete di sicurezza sotto i prezzi in caduta libera e dare modo a questi produttori di riprendere fiato.

Alcuni analisti credono che, sebbene i tagli alla produzione possano fare poco sul breve termine per capovolgere la situazione dell’enorme esubero di scorte, i prezzi dovrebbero riprendersi entro la fine dell’anno arrivando intorno ai 45 dollari.

“È semplicemente troppo tardi per impedire un fortissimo aumento delle scorte di oltre un miliardo di barili tra metà marzo e fine maggio e per evitare che i prezzi spot arrivino a cifra singola”, scrive in una nota ai clienti di domenica Ed Morse, responsabile globale delle materie prime di Citi.

Tuttavia, le grandi compagnie petrolifere hanno sopportato numerosi downturn e sono persino sopravvissute alla crisi finanziaria del 2008.

“Nei passati downturn del greggio, le grosse compagnie petrolifere nel complesso non hanno risposto alle difficili macro-condizioni tramite tagli dei dividendi materiali”, scrivono in una recente nota gli analisti di Goldman Sachs, aggiungendo che non si aspettano un taglio a causa del contesto attuale.

Exxon Weekly Price Chart

Grafico del prezzo settimanale di Exxon

L’amministratore delegato di Exxon Mobil Darren Woods ha affermato durante il giorno degli investitori il 5 marzo che Exxon resta “fedele ad un affidabile e crescente dividendo”. La compagnia ha aumentato il payout ogni anno negli ultimi 37 anni.

L’amministratore delegato di Chevron Mike Wirth ha inoltre ribadito di recente che la compagnia si prepara ad alzare il suo payout annuo per azione per la 33esima volta nel 2020. Sia Exxon che Chevron sono schizzati di oltre il 10% nell’ultimo mese.

Morale della favola

Nessuno può dire con certezza come si comporteranno i mercati petroliferi nelle settimane e nei mesi che verranno, quando c’è un divario tanto ampio tra scorte e domanda. Ma i tagli alla produzione e la fine della guerra dei prezzi russo-saudita alimentano la speranza che le principali compagnie petrolifere statunitensi ora abbiano più spazio di manovra per gestire lo shock della domanda causato dalla pandemia di coronavirus.

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