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C'è un po' di tensione nell'aria e oggi il PIL USA potrebbe acuirla

Pubblicato 28.02.2019, 11:59
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C'è stato un cambiamento nel sentiment, è evidente, un cambiamento che sembra stia portando l’effeverscenza a svanire. In primo luogo la propensione al rischio ha subito un duro colpo a causa delle crescenti tensioni geopolitiche tra Pakistan e India, non scordiamoci che stiamo parlando di due potenze nucleari. Dopodiché pare che Donald Trump non sia stato in grado di raggiungere alcun accordo con il leader nordcoreano Kim Jong Un sulla denuclearizzazione della Corea. L'assenza di una cerimonia che sancisca una firma congiunta ha avuto sicuramente un peso sul sentiment, ma tutto sommato non sono emerse neppure notizie negative. Piuttosto durante i negoziati commerciali il rappresentante statunitense Robert Lighthizer ha dichiarato che la minaccia di ulteriori tariffe dovrebbe restare anche in presenza di un accordo. Lighthizer ha anche aggiunto che "c'è ancora molto da fare per raggiungere un’intesa.

I commenti di Lighthizer aggiungono una dose di realtà che circonda le prospettive su un potenziale accordo. Il dollaro USA come sappiamo durante le tensioni ha rappresentato un asset rifugio nei negoziati commerciali e qualora le tensioni dovessero crescere attenzione a nuovi apprezzamenti del biglietto verde. La propensione al rischio è stata ulteriormente limitata dai dati relative all’economia cinese, durante la notte sono stati difatti rilasciati i PMI ufficiali che certificano il rallentamento economico ma quell che è più preoccupante è che il PMI manifatturiero è calato ulteriormente al livello di 49,2 (sotto le attese del mercato di 49,5).

Wall Street ha chiuso la sessione di metà settimana al ribasso per la seconda volta consecutiva, con l'indice S&P 500 -0,3% a 2785 punti, mentre i futures statunitensi hanno continuato a perdere. Ciò ha contribuito portare giù i mercati asiatici, con il Nikkei -0,8% e Shanghai Composite -0,5%. Anche i mercati europei sembravano voler ripiegare, ma dopo l’accelerazione iniziale c’è stato un recupero parziale. Nel forex regge bene l’australiano, si apprezza lo yen mentre la sterlina tira un po’ il fiato dopo i guadagni delle ultime sedute. Nelle materie prime la correzione sull'oro sembra terminate e si è tornati nell’area dei 1325$). Il rimbalzo del petrolio dopo le scorte di ieri si è in parte ridotto.

L'attenzione principale odierna è orientata alla crescita del PIL ultimo trimestre degli USA, essendo stata ritardata per diverse settimane a causa dello shutdown. Il consenso dovrebbe attestarsi a +2,4% (in calo rispetto al + 3,4% del terzo trimestre) tuttavia la prospettiva di una sorpresa è elevata, dato che il PIL della Fed di Atlanta suggerisce che potrebbe essere più vicino a +2,0%.

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