L’economia statunitense resta destinata a registrare un tasso di crescita moderato nel prossimo report sul PIL del primo trimestre, ma l’espansione mostra segni di rallentamento.
La crescita per il periodo gennaio-marzo si stima a +2,0% (tasso annuale reale destagionalizzato), in base alla mediana di una serie di previsioni compilate da CapitalSpectator.com.
Se corretta, il moderato aumento rappresenterà un altro calo della crescita dal +3,2% del Q4.
Un rialzo del 2,0% del PIL è ben al di sopra del livello che farebbe suonare un campanello di allarme per il rischio di recessione, ma la previsione mediana rivista rappresenta un altro ribasso per il trimestre in corso.
Precedente stima mediana del Q1: 2,1%, registrata il 15 marzo. A fine febbraio, la previsione mediana era ancora più alta, al 2,3%.
Sebbene le recenti revisioni al ribasso siano state lievi, l’inclinazione direzionale suggerisce che l’attività economica sta perdendo slancio, seppur marginalmente.
La domanda chiave è se il trend più debole si stabilizzerà vicino o ai livelli attuali o se peggiorerà ancora nei prossimi mesi.
Un profilo simile di crescita leggermente più debole è emerso dagli ultimi dati PMI. L’indice PMI composito USA (un indicatore del PIL) è sceso a 52,2 a marzo, in lieve calo da 52,5 di febbraio.
Entrambe le letture sono poco sopra il livello neutrale di 50 che separa la crescita dalla contrazione. Gli ultimi dati segnalano ancora “un solido miglioramento mensile dell’attività delle compagnie USA”, afferma S&P Global, che pubblica i dati PMI.
Forse l’inclinazione della Federal Reserve a tagliare i tassi più in là quest’anno, nonostante le recenti notizie di un’inflazione appiccicosa, è per la consapevolezza che lo slancio economico si sta riducendo e che l’attuale tasso di politica è troppo alto per continuare a mantenere attiva la crescita.
Nonostante il trend più debole dell’attività economica statunitense, rimangono basse le probabilità che la velocità di stallo o peggio sia un rischio a breve termine. Questo in parte è dovuto all’attuale resilienza del mercato del lavoro USA, un fattore economico chiave.
L’ultimo aggiornamento sulle richieste settimanali di sussidio di disoccupazione, ad esempio, evidenzia il trend positivo in corso, con le nuove richieste scese vicino al minimo pluridecennale.
“Il mercato del lavoro si sta gradualmente ribilanciando, ma gli aggiustamenti sembrano arrivare da minori assunzioni piuttosto che da un’impennata di licenziamenti”, spiega Rubeela Farooqi, chief US economist di High Frequency Economics.
“Ci aspettiamo che la crescita dell’occupazione rallenti in qualche modo, ma che il tasso di disoccupazione resti basso quest’anno”.