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DailyFX Morning Adviser, BoE e BCE in arrivo

Pubblicato 07.08.2014, 09:54
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Davide Marone, 7 agosto 2014
INTRO
Non cambiamo dunque le carte in tavola: esattamente come scrivevamo 24 ore fa, lo complessivo di mercato ci restituisce ancora fondamentalmente due elementi, di cui uno di metodo e uno di merito: il primo è l’assottigliamento dei volumi e quindi potenzialmente uno scenario di maggiore lateralità alla quale possono poi seguire repentini strappi di volatilità (tanti sono gli esempi citabili anche oggi). Il secondo è rappresentato dalla dinamica di mercato che vede ancora un dollaro americano in generale rafforzamento e listini azionari in sostanziale sofferenza.
Le Borse
Dopo la decisione da parte della Fed di procedere ad ulteriore tapering del QE, ridotto dunque a 25 miliardi su base mese –peraltro continuiamo a ritenere che il taglio sia l’elemento di input non di certo quello causale - i listini sono andati a stornare sui supporti più importanti nell’ambito di un contesto di mega-distribuzione e di salite senza volumi legate sostanzialmente ad una quasi assenza dal lato dell’offerta. E nella giornata di ieri ne abbiamo avuto ennesima dimostrazione, con l’ulteriore seppur eterogenea caduta dei benchmark azionari; caduta avvenuta anche in maniera piuttosto tecnica dal punto di vista dell’analisi grafica. La domanda che ci ponevamo alcuni giorni fa e che lecitamente continuiamo a rivolgerci è ora se tali ribassi possano essere strutturali e dunque portare ad un vero e proprio sgonfiamento dei prezzi nel medio periodo. La risposta è naturalmente difficile, difficilissima e la migliore risiede in un “probabilmente no”. Forzando la sintesi, la liquidità nei mercati è ancora presente e i tassi di interesse sono radenti lo zero e per quello che concerne tensioni geopolitiche e default di paesi e istituti di credito, non è certo la prima volta che ne vediamo. Dal punto di vista del trading le considerazioni naturalmente sono tecniche, prima che macroeconomiche e le scelte da implementare sono legate ai livelli tecnici di prezzo. Va detto che i ribassi visti anche ieri su determinati listini sono piuttosto significativi in termini percentuali e di supporti strategici perfino nel medio periodo. Il caso più eclatante è stato quello dell’Indice FTSE MIB che ha terminato la seduta con un cocente -2,7% ai minimi di Febbraio, indice sul quale ha inevitabilmente pesato il pessimo dato sul Pil del trimestre che ha fatto registrare un -0,2%, consegnando di fatto il Paese alla recessione tecnica. Il riacuirsi di tensioni circa l’economia e la ripresa attorno ad uno dei maggiori contribuenti dell’Eurozona, ma soprattutto la potenziale sfiducia degli investitori, potrebbe dunque pesare oltre che sul listino di casa anche sull’euro, come hanno dimostrato i nuovi minimi visti ieri nei confronti del dollaro. Se a ciò si aggiunge, per citarne uno, il dato sugli ordinativi dell’industria tedesca che hanno mostrato a giugno una flessione su base mensile del 3,2% rispetto ad attese di un +0,9%, lo scenario che si dipinge non è certo a tinte rosee. Naturalmente qui pesa una contingenza di non poco conto, e cioè la crisi diplomatica e militare Russia-Ucraina che sta pesando in maniera rilevante e maggiore proprio su Italia e Germania. Il punto è che su un assottigliamento della liquidità legato al drenaggio progressivo di denaro fresco da parte della Federal Reserve, le Borse che sono coloro i quali si sono alimentate ingordamente di quella liquidità, potrebbero tornare a scontare sempre maggiormente anche se gradualmente i fondamentali macro. Questo sarà un filone di ragionamento che andrà naturalmente verificato nelle prossime settimane ma che potrebbe rivelarsi estremamente valido nelle analisi future.
BoE e BCE
In breve chiariamo l’antefatto della situazione per la BoE: durante l’ultimo meeting vi è stata una votazione di 9 a 0 per il mantenimento dei tassi ai livelli attuali (0.50%) così come del QE a 375 miliardi, dopo che Carney durante l’ultimo mese si era più volte espresso a favore di una possibile rivisitazione a rialzo del costo del denaro prima che il mercato se lo attenda. La sterlina, dopo che alcune aspettative circa un interventismo da parte della BoE si erano andate a creare, interventismo inteso come cambiamento di sentiment da parte di alcuni membri del consiglio direttivo che invece si sono mostrati uniti verso un nulla di fatto, ha intrapreso una strada di svalutazione di breve termine, che a nostro parere non è ancora da considerare come strutturale. Oggi la decisione sul cash rate appare piuttosto scontata così come quella del QE, perciò maggiore importanza a nostro avviso lo rivestiranno le Minute di settimana prossima. Veniamo rapidamente alla BCE ed al meeting che ci attende quest’oggi. Come accennavamo ieri è’ più che legittimo ritenere che a Francoforte si ribadirà la politica “wait and see”; laddove i dati macro sono stati contrastanti (naturalmente in negativo) e non allarmanti (e dopo quelli di ieri, l’aggettivo sarebbe più che rivedibile), Draghi prenderà tempo per vagliare l’impatto delle misure intraprese di recente adducendo verosimilmente come le tensioni geopolitiche possano rappresentare ad ora un serio pericolo per la ripresa dell’area economica europea. Ma non potrò sottrarsi proprio a questa tematica e alle reazioni che hanno avuto i mercati in seguito alla contrazione dei numeri tedeschi e alla recessione tecnica dell’Italia. Qui Draghi, per quanto verosimilmente cercherà di evitarlo, sarà chiamato a fornire una risposta credibile nel momento in cui davvero si contano sulle dita di una mano le notizie positive sui fondamentali dell’Eurozona; non dimentichiamo che l’ultimo dato sull’Inflazione ha fatto registrare un ulteriore calo allo 0,4%. Ma ciò che potrebbe davvero muovere il mercato sarebbe il cenno ad un eventuale Quantitative Easing Europeo; in questo caso, le vendite di euro potrebbero essere significative, rispetto ad un’eventualità di un non-evento che su base statistica invece va nella direzione di un rafforzamento della moneta unica.
QUADRO TECNICO
EUR/USD: dunque nuovi minimi sull’Eurodollaro visti ancora ieri. Il grafico giornaliero mette in evidenza però la formazione di una pin candle laddove ampia è stata la ripresa del cambio con chiusura migliorativa dell’apertura e sopra 1,3375. Di per sé non è naturalmente sufficiente come segnale rialzista ma potrebbe portare alla formazione di un discreto minimo di inversione se si dovesse oltrepassare la non vicina soglia di 1,3420. Infatti il 4 ore ci mostra ancora confluenze grafiche in grado di far ripartire vendite di moneta unica così come il grafico orario proprio da area 1,3375/80 verso ancora 1,3355 ed i minimi visti ieri. Se con l’evento di quest’oggi dovessero scatenarsi le vendite, guarderemmo naturalmente a 1,3320 e soglia 1,33. Continuiamo invece a ritenere l’1,34 il trigger point per posizioni rialziste ed, ancora una volta, per target prudenti per il Money Management a distanza di 20/25 pips verso 1,3425, 1,3440, 1,3455, 1,3475.
USD/JPY: ancora buona volatilità ma assenza di direzionalità quella vista ieri del cambio, che come scrivevamo ieri è in qualche modo “combattuto” tra la dinamica dollaro-centrica e la correlazione positiva con i listini azionari. Il daily ieri ci ha mostrato la formazione di un importante massimo come segnale di vendita in particolare sotto 102,40 con il raggiungimento del target a 101,75. Ora ci troviamo tecnicamente in fase di correzione che potrebbe dunque riaprire le vendite in direzione 102,15 ed appunto 101,75. Se invece il livello dovesse essere superato, andrebbe ad invalidarsi il segnale ribassista per la ricerca ancora di 102,60 e 102,75 con occhio ai punti di massimo (area 103).
EUR/JPY: ieri parlavamo di uno dei principi cardine del mercato valutario: in un mercato dollaro centrico gli effetti sui cross sono sempre più limitati e il trading di range è spesso la migliore scelta. Ieri ne abbiamo avuto dimostrazione quando vi sono state discese contemporanee di EURUSD e USDJPY, che invece hanno creato un effetto amplificato al ribasso per il corso in grado di giungere a 136,25 prima di risalire in maniera significativa. Il segnale daily short di qualche giorno fa non è tuttavia invalidato ma l’area di 1371,5 potrà rivelarsi decisiva per capirlo in quanto potrebbe proprio far ripartire le vendite in direzione prima di 136,65 e poi dei punti di minimo. Superamenti di questa soglia ci farebbero guardare invece ad area137,50 e poi 137,80.
GBP/USD: la settimana del cable è iniziata all’insegna del rialzo con chiusure daily vicine ai massimi di giornata, subito poi svilite dall’outside ribassista formatasi ieri. Resta dunque ribassista il quadro tecnico complessivo. Ancora una volta il time frame a 4 ore ci mette in evidenza l’area di confluenza grafica a 1,6865 come propedeutica a nuove discese con step progressivi a 1,6840 e 1,6810. Simile discorso è implementabile da grafico orario, ricordando come la rottura dei punti di minimo possa condurre al raggiungimento anche repentino di 1,6780. Ancora una volta, essendo in trend al ribasso, siamo conservativi su eventuali long a partire da 1,6870 verso area 1,6890 per stop in pari e valutazioni di allungo verso area 1,6915/30.
AUD/USD: tonfo significativo quello di questa notte per il dollaro australiano in conseguenza dei dati sul lavoro: la disoccupazione è cresciuta ancora al 6,4% rispetto ad attese e dato precedente del 6& e la variazione del livello di occupazione è stata estremamente negativa con un -0,3K a fronte di attese di +12k. Copiose dunque le vendite che hanno perciò attivato un buon pattern ribassista su daily con la rottura di area 0,93 e nuovi minimi che ora possono condurci a 0,9250 e 0,9215. Su riassorbimenti eventuali dell’offerta sopra 0,9275 sono pensabili operazioni long, non prima.
Ger30 (DAX): giornata di attesa per il dax come dimostra la doji su daily. La divergenza regolare rialzista di cui ieri paventavamo lo sviluppo potrebbe oggi andarsi a formare e riportarci in area 9.240 per lavorare a stop in pari e valutare la possibilità di allunghi significativi in direzione 9.340. Tuttavia il grafico orario, il più tecnico in assoluto nel recente passato, ci mostra come proprio come area 9.130 sia favorevole a nuove vendite con obiettivi a 9.085 e 9.030 naturalmente.
XAU/USD (Oro): significativa la fiammata al rialzo dell’oro che su daily ha fatto scattare un buon pattern rialzista in rottura di 1.294 e che potrebbe trovare conferma al superamento di area 1.310/11 verso 1.319/20. Né 4 ore né orario smentiscono questa view, considerando che quando vi è range e si verifica uno strappo di volatilità così rilevante, verosimilmente è la direzione della rottura quella che il mercato continuerà ad intraprendere. Si tornerebbe short solo sotto 1.301 verso 1.296.

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