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DailyFX Morning Adviser, Fed’s Day

Pubblicato 30.07.2014, 09:50
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Davide Marone, 30 luglio 2014
INTRO
Ancora una volta, ma evidentemente sono condizioni che non possono certamente variare dall’oggi al domani, esordiamo con la considerazione di fondo per la quale la volatilità continua a mantenersi estremamente ridotta e dunque l’operatività deve essere mirata verso quei temi che giorno per giorno più o meno timidamente il mercato ci propone. La falsa riga è la medesima della settimana scorsa con l’azionario che continua a mostrare delle buone oscillazioni in intraday, anche se non di facile chiave di lettura come visto ieri, ed un valutario comunque guidato dalla coerenza del dollaro americano che seppur non in maniera estremamente significativa, è stato ancora comprato in maniera piuttosto generalizzata.
Il dollaro americano
Il mercato è dollaro-centrico, e per fortuna o meno, questo è ancora più che valido pure al giorno d’oggi. Tante volte, e soprattutto nel recente passato, questo assunto non ci ha particolarmente aiutato e anzi abbiamo dovuto abbandonarlo al fine di pensare a compartimenti stagni e di effettuare valutazioni grafiche scevre da questo elemento altrimenti permeante. Quando però quest’ultimo si palesa in maniera chiara, seppur temporanea, è per così dire sempre una buona notizia che non solo apporta benefici di natura “psicologica” ma evidentemente anche pratica. Nella giornata di ieri è stato questo il caso. Il benchmark di mercato he ne misura la forza e la debolezza, e cioè l’FXCM Dow Jones Dollar Index ancora una volta insegna. Aprendo il suo grafico giornaliero infatti si nota come nelle ultime 15 sedute di contrattazione, siano state solo 3 quelle in cui il prezzo di chiusura è stato inferiore a quello di apertura, con l’ennesimo breakout di volatilità della giornata di ieri inteso come extravariazione minimo/massimo rispetto al range del giorno precedente per una percentuale di quasi il 300%.Siamo dunque giunti al livello cruciale di 10.500 punti, maggior punto di resistenza nel breve e area di confluenza grafica con la trendline ribassista tracciata a partire dai massimi del luglio 2013. Le sincronie di mercato sono talvolta stupefacenti e non appare un caso che l’approdo del biglietto verde su punti tecnici di così tal rilievo capiti nel giorno in cui verranno comunicate le decisioni della Federal Reserve in materia di politica monetaria.
La Fed
Dunque quali le premesse o le condizioni di fondo del mercato: la Federal Reserve, da quando Janet Yellen è al suo timone, ha implementato un’impostazione qualitativa andando di fatto a slegare le decisioni di politica monetaria da precisi parametri numerici relativi ad inflazione e tasso di disoccupazione, e privilegiando un’analisi tout court delle condizioni dell’economia a stelle e strisce tenendo evidentemente conto dei dati delle due principali grandezze economiche ma attribuendo maggiore peso al cammino con le quali queste si formano, alle aspettative su di esse e più in generale all’aggregato di dati che gravita attorno ad inflazione e disoccupazione e che quindi ne spiegano la qualità, la consistenza e la significatività. Janet Yellen stessa negli speech al Congresso di due settimane fa ha dettato una linea perfino più aggressiva rispetto alla sua tipica dovishness, o quanto meno ha lasciato intendere che a Washington sono pronti a intraprendere atti concreti dal punto di vista della politica sui tassi di interesse addirittura anticipata rispetto ai criteri guida della forward guidance comunicata nei mesi scorsi. E’ evidente che vadano applicati dei potenti filtri interpretativi alle dichiarazioni dei banchieri centrali, spesso quanto meno fuorvianti; non v’è dubbio però che, l’idea che il tapering a partire da questa sera potrà ancora ampliarsi con il QE che quindi sarebbe decurtato di oltre 2/3 dall’ammontare originale, unita a delle release in continuo miglioramento sul fronte macro, concorrano a creare lecite aspettative su un anticipazione da parte della FED dei tempi in materia di tassi di interesse. Il programma di acquisto titoli (Treasury e MBS) potrebbe infatti ammontare a 25 miliardi dal mese prossimo, se il path intrapreso da Washington verrà regolarmente messo in pratica e tutto ciò che proviene sul versante delle release macro non fornisce di certo spunti per pensare che venga disatteso. L’idea iniziale perciò di un mercato che potrebbe dunque divenire dollaro-centrico acquista ancora maggiore significato. Il dollaro vivrebbe infatti una verosimile fase di nuovo rafforzamento, laddove a fronte di una liquidità che va riducendosi ancora, non saranno tanto i differenziali di tassi di interesse ad essere prezzati sui tassi di cambio (quelli americani sono bassissimi e le cose non cambieranno di certo stasera), quanto gli spread di inflazione e di dati macro (questi in costante miglioramento) soprattutto rispetto ad economia ad ora lontane anni luce da questi punti di vista (vedi Eurozona).
Le Borse
Le grandi protagoniste saranno verosimilmente le Borse anche questa sera. Lì si riversano da tempo i maggiori flussi di liquidità ed è proprio lì che i livelli di volatilità risultano elevati. Ieri, per la verità, i movimenti sono stati poco tecnici ed il finale di contrattazioni al ribasso dopo la comunicazione di sanzioni imposte dall’UE alla Russia è stata la ciliegina sulla torta di una giornata ben poco direzionale. I livelli che non esitiamo a definire “assurdi” dei listini azionari sono totalmente legati all’enorme liquidità nel sistema introdotta in questi anni a suon di Quantitative Easing e tassi radenti lo zero. Non saranno 10 miliardi in meno a partire dal prossimo mese a modificare strutturalmente il mercato ma il segnale psicologico che verrà lanciato è quello per cui si va sempre più vicini alla fine, quanto meno sul versante del pompaggio di denaro fresco. I listini potrebbero perciò, nell’immediato e non strategicamente a nostro avviso, prezzare questa idea ed andare a stornare sui supporti più importanti nell’ambito di un contesto di megadistribuzione e di salite senza volumi legate sostanzialmente ad una quasi assenza dal lato dell’offerta. Il focus dovrà perciò essere totalmente sui supporti di breve più importante che, qualora cedessero, potrebbero aprire la strada a buone discese in termini percentuali sugli indici globali. Questo è lo scenario che va privilegiato ma naturalmente è solo uno di quelli potenziali. Non va dimenticato come il QE sia stato ridotto di 50 miliardi finora eppure le Borse siano riuscite a mettere a segno nuovi massimi! L’analisi dei livelli tecnici è perciò la migliore guida possibile alle scelte di trading.
QUADRO TECNICO
EUR/USD: nuove discese per il cambio, che alterna fasi di range piuttosto strette a fiammate al ribasso anche discretamente pulite da un punto di vista tecnico. Il target a 1,34 è stato dunque raggiunto e potrebbe dunque aprirsi la strada di una nuova congestione. Il grafico a 4 ore è in assoluto il più preciso, come evidenziato dalle ottime confluenze grafiche costituite da punti di resistenza statici e media mobile a 21 periodi, in grado più volte anche di raffreddare le pur buone divergenze tra prezzo ed oscillatore stocastico. L’area di 1,3420 è ancora dunque da tenere in considerazioni per ripartenze al ribasso che passano naturalmente per nuovi minimi in direzione 1,3375. Stop&reverse prudenti indicano 1,3440 come trigger point per cogliere l’area che va da 1,3460 a 1,3475.
USD/JPY: buono lo strappo di volatilità visto ieri sul cambio, ormai alla nona seduta consecutiva al rialzo. Di buona affidabilità il grafico a 4 ore, che ora evidenzia la possibilità di una divergenza regolare ribassista tra prezzo e stocastico da non tradare se non al superamento al ribasso di area 102 o più prudenzialmente 101,90, per obiettivi a 75 e 60. Il grafico orario evidenzia infatti precisamente i punti di retest e ripartenza, concomitanti con il transito dell’ottima media mobile esponenziale a 21 periodi. In questo senso proprio l’area di 102,10 è ancora un buon livello di allungo verso 102,25 prima e 102,40 poi.
EUR/JPY: la settimana scorsa indicavamo come ciclicamente su base daily potessimo essere al principio di un’onda di rialzo, che passava dal buon superamento di confluenze grafiche ben visibili su 8 e 4 ore, sopra 137,25 per obiettivi primi a 137,70. La price action ad ora si è mantenuta estremamente sottile e poco indicativa, ma ci pone nella situazione di vicino monitoraggio per gli strappi di volatilità che potrebbero generarsi proprio alla violazione di 137,25 e 136,70 e 136,40 al ribasso.
GBP/USD: le rotture al ribasso paventate la settimana scorsa grazia all’analisi della distribuzione del mercato secondo i precisi schemi della Volume Spread Analysis, si sono palesate e hanno portato all’importante violazione di 1,7035 prima e 1,70 poi. La prima considerazione che va fatta parte dal grafico daily per l’arrivo in ipervenduto e la possibilità di formazione di divergenza inversa rialzista, naturalmente solo da monitorare per ora. Il 4 ore è stato molto affidabile ancora una volta grazie all’ausilio dell’ottima media a 21 periodi esponenziale, così come l’orario; entrambi suggeriscono le aree tra 1,6965 e 1,6950 come punti di ripartenza per ulteriori break in direzione 1,6915, punto cruciale prima del vuoto fino a 1,6870.
AUD/USD: su e giù abbastanza frenetico per il cambio che continua una volta di più difficile da interpretare su base sia strutturale che di breve. Le indicazioni più attendibili provengono dal grafico orario con l’individuazione della resistenza a 0,9390 per far partire il prezzo al ribasso verso 0,9365 prima e 0,9350 in caso di allungo. Sopra il pivot daily,a 0,94, può avere senso un’operatività in acquisto con target stretti a 0,9415 e 0,9425.
Ger30 (DAX): come detto in introduzione, volatile e poco chiara la giornata dei listini ieri ed il Dax non ha di certo fatto eccezione. La ciclicità dell’indice su time frame a 4 ore risulta piuttosto buona e suggerirebbe nuovi acquisti, non confermati però dal prezzo di chiusura giornaliero. Prudenti dunque i long non prima di area 9.665 o ancora 9.700 con target a 9.750. Resta perciò nel breve l’impostazione short verso il livello di 9.605, con 9.575 come punto successivo. Il riferimento al ribasso in casi di violente partenze resta evidentemente il 9.530.
XAU/USD (Oro): anche l’oro non ci fornisce estrema tecnicalità, a partire già dal grafico giornaliero. Scendendo ad un 4 ore, evidenziamo una correzione rispetto all’ampio ribasso di ieri che potrebbe estrinsecarsi su nuove rotture sotto 1.296 per obiettivi in area 1.290/88. Sopra 1.302 ha senso tornare a parlare di acquisti verso 1.306 per stop in pari e 1.310 come target profit.

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