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DailyFX Morning Adviser, Germania in deflazione e Fed alle porte

Pubblicato 30.04.2014, 09:00
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Davide Marone, 30 aprile 2014

INTRO
Ci siamo nuovamente. Stasera la Federal Reserve comunicherà le decisioni intraprese dal Federal Open Market Committee e fornirà, oltre che verosimile volatilità di breve, un probabile nuovo corso direzionale al dollaro americano il quale ad ora ancora permane in una situazione di complessiva debolezza nei confronti delle altre major. Da seguire con particolare attenzione evidentemente la reazione delle Borse, ancora molto vicine ai massimi. Ma approfondiamo.

Il FOMC
Come già ampiamente accennato ieri per ciò che concerne le decisioni che si stanno intraprendendo in seno all’istituto centrale americano, vi è ragionevole motivo di credere che quest’ultimo non comunicherà alcun cambiamento significativo sul fronte di politica monetaria, la quale ancora una volta va articolandosi su due punti principali: il primo è quello che appare segnato ed è relativo al tapering, cioè alla riduzione progressiva del Quantitative Easing 3 che anche questo mese dovrebbe essere ridotto di ulteriori 10 miliardi di dollari per un ammontare che così si porterebbe a 45 miliardi mensili il che, come ricorderete, rappresenta poco più della metà della quantità iniziale implementata secondo il piano di stimoli. Su questo una brevissima considerazione è proprio di natura quantitativa, laddove nei mesi scorsi ci siamo espressi circa la portata oggettiva della de-somministrazione di liquidità da parte della Fed ribadendo come anche a fronte di progressivi tagli degli importi, quest’ultima rimaneva a livelli elevati tali da sostenere una sostanziale debolezza di dollaro americano puntualmente venduto per finanziare acquisti di Borsa. Se, come atteso, sarà comunicato un ulteriore taglio questa sera, ci ritroveremmo di fatto con QE3 praticamente dimezzato, che pur resta in linea di principio qualcosa di eccezionale dal punto di vista di politica monetaria, ma la cui potenza e percezione della stessa da parte degli operatori senza dubbio sarebbero ridotte con ripercussioni possibili proprio sul fronte dollaro in ottica di rafforzamento e a cascata sugli altri asset. Il secondo aspetto rilevante di stasera è quello naturalmente relativo alla forward guidance, cioè l’indirizzo della banca centrale in materia di tassi di interesse; non stiamo qui a dilungarci su come questa si sia evoluta negli ultimi mesi, da quando è Janet Yellen ad essere capo della Fed, salvo riguardare come l’impronta fornita è ora di carattere qualitativo e non più legata a specifici ed inderogabili target delle grandezze economiche inflazione e disoccupazione. Ebbene è proprio in questa accezione che diviene lecito attendere dettagli ulteriori circa le valutazioni che il Fomc farà degli indicatori macro più recenti dell’economia a stelle e strisce, utilizzando quello che potrà perfino essere un tono hawkish in relazione ad eventuali tempistiche di intervento sul fronte tassi. Ciò potra essere legato anche al fatto pratico che vi sarà la mera pubblicazione dello statement alle ore 20 italiane, statement che dunque non sarà accompagnato dalla Press Conference del Presidente. Il dollaro americano è atteso ad un varco importante, come ci dimostra l’FXCM Dow Jones Dollar Index, che proprio in area 10.470 potrebbe ripartire al ribasso o, al contrario, superare la soglia di 10.500 punti e salire in prima istanza verso 10.600, mentre l’azionario potrebbe nuovamente direzionarsi verso i massimi prima di nuove eventuali discese.
Germania in deflazione e CPI Eurozona.

Ebbene uno scenario che alcuni analisti contemplavano, tra i quali anche noi, è quello che paventava una possibile entrata in deflazione anche dell’economia core dell’Eurozona e cioè quella tedesca. Laddove i paesi periferici si trovano già in effettiva deflazione ed il cammino complessivo dell’economia dell’area euro appare ben diretto verso quel destino, i dati di ieri sulla Germania gettano, come se ce ne fosse bisogno, nuove ed inquietanti ombre circa la situazione economica del vecchio continente (area euro), laddove l’economia più solida e locomotiva della crescita fa registrare il segno meno in relazione all’Indice dei prezzi al consumo. Va naturalmente precisato che ciò è vero su base mensile e non su base annuale: il primo dato è stato infatti di -0,2% a fronte di un dato precedente di +0,3%, mentre il secondo (annuale) è addirittura aumentato dall’1% all’1,3%. Va però ammesso con altrettanta onestà che una decrescita dei prezzi seppur su base mensile dell’economia trainante l’area euro è una questione più che preoccupante, soprattutto se si pensa che ciò è relativo alla componente consumi molto di più di quanto non lo sia a riguardo di crescita dei prezzi delle materie prime che non si sta particolarmente palesando in questo momento. L’euro non ha esitato dunque ad indebolirsi in maniera importante e, diciamolo, in maniera più che sensata. Ci troviamo ora, contro il dollaro americano, su di un’area di supporto molto importante e che vede in 1,3790 l’ultimo supporto rilevante prima di nuove e copiose discese. Le vendite sono state naturalmente legate ad aspettative crescenti circa imminenti nuove manovre da parte della BCE, che comunicherà la prossima settimana eventuali decisioni. Il dato sull’inflazione dell’Eurozona previsto in pubblicazione oggi alle 11 sarà decisivo in questo senso, perché potrà gettare nuova benzina sul fuoco del già caldo tavolo di Francoforte. Le attese sono per un aumento su base annuale allo 0,8% rispetto al precedente 0,5% che, se non andrà a sostanziarsi, potrebbe portare a nuovi indebolimenti generalizzati di moneta unica.

QUADRO TECNICO

EUR/USD: ampie le vendite di eurodollaro viste ieri che, dopo aver tecnicamente sondato la resistenza a 1,3880 si è poi portato a 1,3850 e ancora a 1,3810 dal quale non vi sono stati accenni di ripartenza. Come pocanzi accennato resta il supporto a 1,3790 quello di maggiore rilevanza e che, se cedesse, potrebbe spostare il prezzo verso 1,3750, unico livello precedente al cruciale 1,36. Nel breve, e pre-news, è possibile assistere a riprese di area 1,3820, guardando ai livelli sopracitati in caso di nuovi allunghi in ottica bullish.
USD/JPY: le comunicazioni di questa notte da parte della Bank of Japan che ha ribadito in buona sostanza che la politica monetaria volta all’espansione della base monetaria per circa 60-70 trilioni di yen su base annuale proseguirà, ha però portato a rafforzamenti dello yen. Il cambio dopo essersi precisamente portato sull’area di resistenza a 102,70 è stato poi venduto ed ha ben raggiunto i supporti a 102,30 con una prosecuzione possibile del movimento fino ad area 101,90/102. Da lì sarà lecito attendersi nuovi acquisti con l’idea anche di lavorare in stop&reverse laddove ulteriori discese potrebbero condurre a potenti break verso 101,70 in primo luogo e 101,45 in secondo.
EUR/JPY: scenario amplificato al ribasso per il cross che naturalmente ha risentito dei contemporanei ribassi dei due cambi originali che concorrono alla sua formazione. L’idea che ulteriori ribassi possano spingere il prezzo verso area 140,90 è tecnicamente giustificata, prima di attendere nuovi acquisti che vedono ancora in 141,80 il primo dei livelli di resistenza da monitorare. 142 e 142,50 naturalmente gli altri. Acquisti nel breve anche legati alla formazione di una divergenza prezzo/stocastico sul grafico orario. 140,25 il supporto chiave al ribasso.
GBP/USD: ieri scrivevamo come la doji giornaliera fosse di per sé esplicativa del meccanismo di falsa rottura del prezzo e indecisione del prezzo. La release di ieri mattina che ha visto un’ottima crescita del Pil al 3,1% ha portato però a vendite di pound, legate al dato atteso che era del 3,2%. Le vendite di breve poi sono andate durante la giornata a risolversi in nuovi acquisti in grado di avvicinarsi ma di fallire nuovi massimi sopra 1,6855. Permane dunque la fase interdittoria sul cambio che resta comunque in posizione di straordinaria forza ma che mostra più di un possibile segno ribassista. In particolare bisognerà porre attenzione ad eventuali cedimenti sotto 1,6810 verso l’area di 1,6770. Se le discese dovessero già essere in primo luogo frenate da area 1,6790/1,68, si potrebbe dunque pensare ad acquisti verso il primo livello di 1,6835 con sguardo ai massimi.
AUD/USD: dopo la grande precisione del cambio apprezzata l’altroieri, e ribadendo che la figura di riferimento resta ancora il canale rialzista tracciabile dai minimi di gennaio, l’area di supporto che vede proprio nell’area compresa tra 0,92 e 0,9250 la confluenza tra livelli statici e il livello dinamico di supporto ha confermato ieri tutta la sua valenza. Fondamentale dunque attendersi superamenti di 0,93 per apprezzare nuove ed importanti salite verso 0,9350 e 0,9380 come pure suggerito dai grafici ad 8 e 4 ore. Se l’area compresa tra 0,93 e 0,9280 dovesse invece tenere, buono sarebbe il RR in vendita per la ripresa dei minimi di ieri e allunghi potenziali verso 0,92.
Ger30 (DAX): buona la tecnicalità dell’indice che ha ieri ben raggiunto la resistenz a 9.560 punti per break rialzisti con pullback sul punto di rottura e ripartenza con approdo quasi perfetto verso 9.630. Nuovamente area 9.560 diventa importante per pensare a nuovi acquisti per rivedere appunto quota 9.630 punti. Con stop stretto sulla posizione long eventuale è pensabile vendere in direzione 9.490.
XAU/USD (Oro): scenario ancora controverso quello sull’oro che sul grafico giornaliero ci mostra ancora una divergenza regolare rialzista tra il prezzo e l’oscillatore stocastico che,come scrivevamo ieri, suggerirebbe tuttora nuovi acquisti proprio da area 1.290 verso in primo luogo 1.308. Possibili però, bel breve, nuovi ribassi proprio a saggiare area 1.290 con estensioni a 1.280/83 non da escludere prima di nuovi acquisti.

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